Ricky Kakà, quando il “sudore” rossonero è davvero Mondiale

È vero e milanista. Lo capisci quando, poco dopo essere tornato a Milanello, quasi in lacrime annuncia di essersi fatto male ma anche di volersi sospendere lo stipendio fino al ritorno in campo. Te lo ribadisce nel girone di Champions rincorrendo gli avversari del Barcellona e poi ripartendo più col cuore che con le gambe. Alimenta il tutto mettendoci sempre la faccia, in una delle stagioni peggiori della storia del Milan. Nel momento in cui segna, in quella che sarà l’ultima notte d’Europa, da capitano vero mostra lo stemma e lo indica a te e a tutti i compagni. La strada maestra, chi siamo davvero, quel punto che in molti ancora non riescono a vivere nel modo giusto.

Non è finito. Lo dicono i numeri, l’intelligenza tattica e i gol, sempre pesanti, che riesce a regalare. Da Madrid, ormai è chiaro, Carletto Ancelotti non ha inviato un pacco ma un giocatore di sicuro affidamento. Non va centellinato, ma usato con buon senso. Finisce col fiatone, non scatta come ai vecchi tempi ma i 90 minuti li regge tutti. La forza e la precisione nel tiro poi, quelle non cambiano mai: a giro, dalla distanza, sotto misura e, se capita, anche di testa.

Vorremmo tenerlo solo per noi Kakà, consapevoli di averlo già lasciato troppo durante la parentesi Real. Ma un giocatore così, in questa forma e con questa professionalità, merita di realizzare il sogno Mondiale. Tra un Neymar in cerca d’autore e le tante altre incognite brasilane, Ricky può essere chioccia e certezza. Tifiamo la scelta 22 di Scolari, nonostante questo vorrebbe dire riaverlo all’inizio della prossima stagione senza vacanze. Tifiamo per lui perché, a quelli come lui, non si può che augurare il meglio. Ovunque.

(Foto: AcMilan.com)

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