Ricordo ed attesa del passato: il viola mai stato così rossonero

Dal suo Milan alla sua Fiorentina, dalla panchina al campo. Un girone dopo, sembra essere cambiato tutto per Alessandro Matri. Lo scorso 2 novembre, a San Siro, rimase fuori a soffrire sotto i colpi di Vargas e Borja Valero, domani al Franchi giocherà dall’inizio grazie, si fa per dire, alla lesione di I grado del legamento collaterale mediale del ginocchio di Gomez. Una sfida nella sfida dal sapore speciale, per chi ha da sempre il cuore rossonero. Ma andiamo con ordine.

Era il 30 agosto 2013 quando il sorriso di Matri e Galliani (anche Allegri) si innalzava dinnanzi a “Giannino”, un acquisto pagato caro, carissimo: 11 milioni di euro (contratto da 2.5), che ancora pesano sulle casse della società. Un regalo di fine mercato, quello che arriva all’improvviso e che, come spesso accade con i bambini a Natale, si può definire costoso e superfluo. Matri è stato questo, un attaccante in più arrivato al posto di Pazzini, che in 5 mesi non è mai riuscito a lasciare il segno. E’ arrivato nel posto sbagliato al momento sbagliato, all’interno di una squadra che giocava senza il suo pane: cross, fasce e palloni in area. 18 presenze e 1 solo gol, quello dell’1 a 2 al Tardini (3 a 2 per il Parma il finale), ininfluente per il Milan ma anche a livello personale: da lì in poi la storia non cambia. Anzi, peggiora quando il 15 gennaio 2014 passa ufficialmente in prestito secco alla Viola. Il Milan se ne libera ammettendo l’errore, uno dei capisaldi della polemica Galliani-Barbara Berlusconi, e perdendo soldi, la maggioranza del popolo rossonero s’infuria per l’averlo scaricato ad un’avversaria che in passato, vedi il caso Ljajic, era stata scorretta a più non posso. E il “Mitra” si ricarica, o almeno ci prova. Esordio da favola con la doppietta al Catania, poi però la mira finisce subito. Vero è che a Firenze ha già quadruplicato il numero di centri (su 12 incontri) rispetto al Milan, ma il suo rendimento è rimasto mediocre, basso e deludente. Un’involuzione incredibile. A fine stagione, salvo colpi di scena, tornerà alla base, ma è difficile pensare possa essere una garanzia per l’avvenire rossonero. Per adesso, l’appuntamento è mercoledì sera alle 20.45: Matri ci sarà e il rischio beffa è possibile.

Per l’occasione ci sarà spazio anche per i ricordi. Ambrosini giocherà con la testa Viola e l’anima milanista, impossibile dimenticare 18 anni di carriera vincente con il Milan. Capitano, guerriero e senatore dei tempi migliori, Ambro è stato ingiustamente scaricato quasi fosse un peso. L’annuncio di Galliani sulla MSC Crociere, la conferenza stampa di addio solo ed abbandonato: uno spettacolo irrispettoso, una figuraccia. All’andata per Ambrosini furono solo applausi, al ritorno la storia non cambierà.

Infine, Aquilani. Nel 2011-2012 ha giocato e stupito con il Diavolo, ha dato classe e sostanza. Nei mesi finali di campionato, però, è stato defilato per non far valere il diritto/obbligo di riscatto, un discorso triste ma quanto mai attuale: oggi è Taarabt, forse, ad essere nella sua stessa situazione. Aquilani ora è uno degli imprescindibili di Montella, che studia lo sgarbo al Milan per inseguire un posto in Europa. L’obiettivo che per il Milan è ormai svanito.

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