De Jong: “Fidatevi di Seedorf e rispettatelo: spogliatoio sacro. Ai tifosi dico grazie. Kakà e Balo…”

De Jong tuttofare, il calcio è un chiodo fisso ed il suo presente pieno di lavoro. Allenamenti ma anche una società, la Continental Cars, messa in piedi proprio dall’olandese qualche anno fa. Milanello e poi computer e telefono per vendere auto di lusso. La passione per i motori (è il caso anche di Muntari) è il primo aggancio per parlare anche di Milan, in’intervista esclusiva concessa al mesile ufficiale “Forza Milan!”: “Kakà potrebbe essere un’Aston Martin, velocissima ed elegante. Balotelli decisamente una Ferrari, potente ed assolutamente imprevedibile. Io, beh, un “monster truck”: grosso, spaccatutto, inarrestabile e motore diesel“.

De Jong ama quello che sta facendo, ma non si fida: “Adoro l’odore dell’erba sul campo, non so quanti si rendano conto della fortuna che abbiamo nel fare questo mestiere: il sogno segreto della vita di ogni ragazzo. Ma nella vita ci deve essere uno spazio “extra”, troppi calciatori dopo il ritiro non sanno più cosa fare. Per il futuro, ma semplicemente per concentrarmi di più la domenica, un’attività di questo tipo è fondamentale. Sono uno che dice le cose in faccia, se non piaccio a qualcuno va bene, ma non cambio il mio modo di essere: il mondo va così, è necessario avere equilibrio. Sono un papà col sorriso ma severo, i miei figli sono la cosa più importante: non a caso ho i loro nomi tatuati addosso, insieme a dei simboli indonesiani che rappresentato il mio spirito da combattente“.

Su Seedorf: “La chiave di tutto è fidarsi delle sue scelte, ricordarsi sempre che quando si parla lo si fa rappresentando un’intera squadra: mai far venir meno il rispetto reciproco“. E sulla famosa contestazione dei tifosi: “Mi era già capitato quando l’Amburgo si trovava in una situazione simile a quella attuale dei rossoneri, in Italia però i tifosi hanno una cultura diversa e sono più focosi, ma sono loro che pagano i nostri stipendi, comprando biglietti e sostenendo la squadra: non va dimenticato. Nel calcio di oggi troppi giovani si dimenticano troppo in fretta di quello che sono chiamati a fare, pesando di poter fare qualsiasi cosa, ma un conto è arrivare ai vertici e un conto è rimanerci: il pallone deve restare al centro di tutto“. Sullo spogliatoio: “E’ sacro, è il cuore e l’anima di una squadra. Se qualcosa trapela all’esterno si vanificano mesi e mesi di fatiche e cala la stima reciproca. Maldini tempo fa ha detto che non sarebbe mai in grado di scrivere un libro per rivelare segreti e retroscena della sua carriera? Sto con lui“.

Infine, sul Mondiale perso in finale nel 2010 e Brasile 2014: “I giorni dopo la sconfitta ci pensavo spesso, le immagini erano ovunque, ma adesso è passato: si vede che non era il nostro momento, che magari sarà proprio a Brasile 2014“.

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