L’importanza di chiamarsi Silvio Berlusconi e potersi nascondere nella “guerra” Galliani-Seedorf

Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Collabora con La Gazzetta dello Sport, Il Giornale e Leggo. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).

Il senso sembra essere: o con Clarence Seedorf o con Adriano Galliani. O il giovane allenatore, già calciatore ed artefice di un importante filotto di vittorie dopo un momento difficile, oppure l’esperto vicepresidente vicario, amministratore delegato e primo uomo Milan dell’era Berlusconi. Tutto nasce da quel 19 novembre 2013, punto di rottura irripetibile e frattura insanabile tra vecchio e nuovo che, tuttavia, proprio il presidente ha fatto di tutto per ricomporre al più presto. Meno di due mesi dopo, Massimiliano Allegri lascia la barca, vince la linea di Arcore con l’arrivo di Seedorf e la stampa torna a parlare di un ad dalla cravatta gialla sempre più lontano da quel mondo che ha rappresentato per 28 anni. Quindi il nuovo, imprevedibile cambio di rotta: l’allenatore olandese, da homo novus, diventa rapidamente ingombrante e l’ad torna in auge.

È questo il cambio inspiegabile che i tifosi ancora oggi non si spiegano. Come non si spiegano che un allenatore possa essere messo quasi quotidianamente sulla graticola vittoria dopo vittoria. Basta una portavoce come Deborah Martin e presunti tassisti-cuochi-tuttofare ad personam per fare di Clarence, il pur egocentrico Clarence, un nemico da combattere? Sembra di sì, se è vero che, a turno, Spalletti, Donadoni, Montella e Pippo Inzaghi sono chiamati a parlare del loro possibile futuro sulla panchina rossonera. La verità, o quella che pensiamo sia, è e resta solo una: il rapporto tra Adriano Galliani e la stampa inviata al seguito del Milan è sicuramente stretto, quello di Seedorf no. E francamente sembra che il tecnico non sia nemmeno interessato ad instaurarne uno. Ma ciononostante, può un dirigente in bilico da mesi orientare a tal punto l’informazione senza che la proprietà intervenga se non condivide?

In un momento in cui il presidente Berlusconi arruola come consigliere ed interfaccia politica un ex direttore di telegiornali come Giovanni Toti, immagine e somiglianza di Macherio, allontanando pezzo a pezzo la Vecchia Guardia (basti pensare al recente addio di Paolo Bonaiuti), Galliani sa che, se vuole rimanere in orbita Milan, non può più sgarrare. Anche perché oggi Casa Milan, oltre ad essere il nome della nuova sede, è rappresentazione vivida sì di Silvio e Barbara, ma anche di Marina, che tutto vede e tutto sa. È chiaro, dunque, che il grande ego di mister Seedorf ha fatto storcere il naso anche al Cavaliere e non è un caso che, a domanda precisa nella conferenza stampa di sabato, l’olandese abbia fatto capire che col presidente non si sente da un po’ di tempo. Al netto di tutto ciò, immaginate di essere Adriano Galliani in questo momento: alzi la mano chi non si comporterebbe come lui.

Twitter: @Chrisbad87

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