Una trequarti, tre storie diverse: tra anonimi, spaesati e (ir)riscattabili

La sconfitta del Milan contro la Roma lascia in dote diversi dubbi tecnici e diverse situazioni ancora incomplete. Parliamo dei tre trequartisti dietro la punta, di Honda, Kakà e Taarabt. La loro posizione e il loro ruolo è fondamentale per gli equilibri del 4-2-3-1 di Seedorf e se non girano loro ne risente tutta la squadra.

Partiamo dal giapponese che anche all’Olimpico ha steccato in maniera importante la partita. Rientrava da un infortunio ma questa non può essere una giustificazione. L’ex CSKA ha sbagliato praticamente tutto, non è mai riuscito a saltare l’uomo o a mettere in mezzo palle invitanti e anche quando Seedorf lo ha spostato al centro, la sua posizione naturale, non è cambiato niente. Ancora troppo lento per la serie A, troppo inconcludente davanti. Rimane un giocatore tremendamente incompiuto e incompreso, nonostante la fiducia del mister e dello spogliatoio.

Sull’altra fascia ha agito Taarabt che non è stato devastante come in altre occasioni ma ha comunque cercato di produrre gioco e di cambiare passo all’azione dei rossoneri, lenta e compassata. Nella ripresa un suo tiro molto pericoloso è stato respinto da Toloi. Contro i giallorossi si è preso più pause del solito, forse anche perché mentalmente è condizionato da questo riscatto fissato a giugno. Sembra paradossale avere dubbi su un giocatore del genere ma questa è la realtà. A tre giornate dalla fine, dopo aver dimostrato tutto il suo talento, l’ex QPR non sa ancora se il Milan sarà ancora la sua casa nella prossima stagione. E questo non può che infastidire il giocatore che poi riversa questo suo ‘malessere’ in campo.

Chiudiamo con Ricky Kakà, l’ultimo esponente della stirpe del grande Milan. Il brasiliano ieri ha fatto male, sempre pressato non è mai riuscito a rendersi pericoloso. Sulla fascia non può garantire anche copertura e poi di conseguenza non è lucido quando deve ripartire. Non ha più lo scatto bruciante di qualche anno fa ma con i piedi è ancora uno dei più forti, il problema è che la squadra è immobile, nessuno gli detta il passaggio e allora ogni volta decide di prendersi la squadra sulle spalle, con risultati a volte scadenti. Nonostante qualche passaggio a vuoto la sua rimane una grandissima stagione e metterlo fuori ruolo e chiedergli l’ennesimo sacrificio per poi esporlo a critiche ingiuste è stato un errore del suo amico Clarence. Forse nel derby rivedremo titolare Robinho che ha giocato pochi minuti ma ha cercato di dare brio alla manovra offensiva, rendendosi pericoloso in un paio di circostanze.

Questa la serata dei tre ‘tenori’ che ieri sera non hanno incantato ma ai quali il Milan si aggrappa per vincere il derby e per sperare in un sesto posto che sembra più un fastidio che un obiettivo.

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