SM ANALISI/ Attacco a digiuno da quasi un mese. Berlusconi solleva il problema, con qualche errore…

La posizione di Mario Balotelli in campo, un dibattito infinito e soggettivo. Sarebbe sbagliato sprecare le parole di Silvio Berlusconi, impegnato nel dare affettuosi consigli tattici per il bene di SuperMario: i tempi della mela marcia sono finiti, ma comunque per una sua cessione il Presidente non si strapperebbe i capelli. Sassuolo e poi basta, l’addio del 45 rossonero non si può escludere.

Ad onor del vero Balotelli ha imparato da parecchio il mestiere del bomber. Nel Milan ha segnato 30 gol in 53 incontri (88 in 221 in carriera): il mestiere lo sa fare benissimo. Ha vinto poco, anche a livello personale, è vero, ma a 23 anni incorpora una quantità di classe, potenza ed efficacia incredibili. L’affondo di Berlusconi, però, forse inconsapevolmente, apre un piccolo grande problema del momento: l’attacco si è spento. Prendiamo come riferimento il periodo d'”oro” di Seedorf, dalla Lazio in poi, ed arriviamo fino alla beffa di Bergamo: in nove sfide sono stati realizzati ben 14 gol, la colpa è che solo 4 (28%) arrivano dall’attacco. Balotelli ha colpito 3 volte contro Fiorentina, Chievo e Livorno (insieme a Pazzini), per il resto qualche assist ed alcuni legni. Se il Milan è riuscito, dal 23 marzo ad oggi, a conquistare 6 vittorie, un pareggio e 2 sconfitte lo deve, a livello numerico, soprattutto a Kakà (3 gol), Taarabt (2) e Montolivo e De Jong, nell’insolito ruolo di match-winner con Catania ed Inter (sei punti pieni sono stati decisi dal centrocampo); in classifica anche Honda, Mexes e l’autogol di Bellini. Tanti gol da lontano, diversi su calcio piazzato e pochissimi su azione: ecco perché il gioco di Seedorf non piace a Berlusconi.

La zona offensiva del Milan è fin troppo vuota, su questo non c’è il minimo dubbio. Pazzini meritava molto più spazio, la soluzione del doppio attaccante, anche senza alternative, era doveroso almeno provarla. Basterebbe ammettere che Balotelli non è una vera prima punta, nemmeno un uomo d’area se non in situazioni dinamiche (o casuali). Un errore decisivo è stato fatto anche sul mercato, vendendo Matri e non credendo davvero in Petagna, lasciando così in emergenza un intero reparto. L’attacco è a digiuno da quasi un mese (Milan-Livorno), rimasto a secco di fila con Roma, Inter ed Atalanta: legittimo farsi delle domande.

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