Berlusconi e il tabù degli allenatori stranieri. Emery nuovo anti-virus?

Silvio Berlusconi e gli allenatori stranieri, storia di un feeling mai veramente nato. La Gazzetta dello Sport, oggi in edicola, mette a nudo la poca propensione presidenziale ad affidare il suo Milan a qualcuno che non sia italiano. Sacchi, Capello, Ancelotti, la storia del club si è fatta col made in Italy, anche per questo Unal Emery, allenatore del Siviglia candidato numero uno alla panchina, dovrà convincere prima di tutto il Presidente.

La lista degli sgarbi agli allenatori non italiani è lunga. Primo tra tutti Oscar Tabarez che nel ’96 venne accolto con un: “Chi è, uno che canta a Sanremo?”. La fine, ancora prima di iniziare, era vicina. Poco meglio andò a Faith Terim a cui non venne lanciata nessuna frecciatina precisa, ma concluse comunque con l’esonero. L’altro nome illustre é quello di Leonardo che dopo essere diventato Mister, chiuse definitivamente e “sbattendo la porta” i suoi rapporti col rossonero. La motivazione, manco a dirlo, “incompatibilità di carattere col Presidente“. Arriviamo infine a Seedorf, olandese sì ma scelto in primis da Berlusconi. Un amore durato nemmeno 6 mesi e ora già in procinto di finire nell’album dei ricordi (da dimenticare).

Vero anche che, nell’era Berlusconi, nessun allenatore straniero ha mai portato dei trofei a Milanello. Un caso, ma anche un tabù da sfatare. Ci potrebbe provare proprio Emery, che in questi giorni si gioca la sue carte. Dopo le elezioni la decisione definitiva del Presidente.

(Foto: AcMilan.com)

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