Milan, la samba è finita: dopo vent’anni, nessun convocato dal Brasile. Un problema profondo

Probabilmente è finita un’epoca. Quella dei brasiliani rossoneri che ballavano la samba con le coppe in mano e in coriandoli in testa dopo la conquista di un trofeo, quella della bandiera verdeoro sventolata dai sudamericani del Milan appena messa fuori la testa dall’aereo. Ieri, nel corso di una conferenza stampa, il ct della Seleçao Felipe Scolari ha diramato la lista dei 23 giocatori che particeperanno al Mondiale casalingo. Gli unici provenienti dal nostro campionato sono Maicon (Roma), Hernanes (Inter) e la sorpresa Henrique (Napoli). Assenti, a vent’anni dall’ultima volta, i brasiliani presenti nella rosa di Seedorf.

Era da USA ’94 che il Milan non prestasse nessun giocatore alla nazionale brasiliana per una rassegna Mondiale. Segno di una svolta epocale, coincidente non a caso con la rivoluzione societaria in atto ad opera di Barbara Berlusconi: un taglio ai legami col passato, il Milan deve cambiare rotta. In vent’anni, Galliani ha saputo costruire una colonia brasiliana che ha fatto le fortune della Seleçao e del Milan, capace di vincere e stravincere tutto nel tempo. Giocatori come Leonardo, Cafù, Dida, Thiago Silva e Kakà sono solo ricordi offuscati di un passato che, visti i tempi, pare lontanissimo. E il grande escluso dalle convocazioni di Scolari è proprio il numero 22 rossonero, che era tornato a Milano per ritrovare il campo e quindi la Nazionale.

Ma anche Robinho, che in estate aveva rifiutato il ritorno al Santos per puntare al Mondiale, ha clamorosamente perso il pass per i Mondiali da giocare in casa. Senza dimenticare il terzo brasiliano in rosa, quel Gabriel che dopo due anni non è ancora riuscito a ritagliarsi un posto da titolare. La crisi dei brasiliani rossoneri, un tempo colonne portanti delle vittorie del Milan in Europa e non solo, può ufficialmente essere dichiarata in corso. E per risolvera, adesso, ci vorrà un miracolo.

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