Dopo le voci di mercato, anche Seedorf getta ombre sui riscatti di Rami e Taarabt

Il loro arrivo, durante la sessione invernale di mercato, è stato una manna dal cielo per il Milan, ma il loro futuro potrebbe essere lontano da Milanello: stiamo parlando di Adil Rami ed Adel Taarabt. A gettare ulteriori ombre sul futuro dei due giocatori, entrambi in prestito, dopo le tante voci delle ultime settimane, ci ha pensato Clarence Seedorf il quale ha dichiarato: “Il loro futuro è nelle mani della società”. Una dichiarazione non proprio rassicurante quella del tecnico olandese.

Rami ha indubbiamente dato alla difesa rossonera sicurezza (tanto agognata nella prima parte di stagione) ed ha risolto, dall’alto dei suoi 190 cm, la grana dei gol subiti di testa. Dopo un normale periodo di ambientamento, il francese ha saputo conquistarsi i gradi di titolare, al fianco di Mexes, la fiducia del tecnico e dell’intero ambiente milanista. Su Rami pare ci siano le attenzioni di Olympique Marsiglia e, soprattutto, Manchester United. I Red Devils sono alla ricerca di un centrale che possa raccogliere l’eredità di Nemanja Vidic, promesso sposo dell’Inter, e non si faranno certamente spaventare dai 7 milioni di euro richiesti dal Valencia, società detentrice del cartellino di Rami.

Quasi identico il discorso per Taarabt: il funambolo marocchino ha donato, alla manovra rossonera, quell’imprevedibilità fondamentale per creare pericoli alla porta avversaria, divenendo indispensabile per le fortune di Seedorf e del Milan. Anche su Taarabt infuriano le voci di mercato, con mezza Premier League pronta a bussare alle porte del QPR per assicurarsi, a buon mercato, un giocatore dall’indubbio talento e con ancora ampi margini di miglioramento.

Per riscattare entrambi i giocatori il Milan dovrebbe sborsare complessivamente 14 milioni di euro: una cifra di certo non irrisoria, soprattutto in questi temi di vacche magre, ma Rami e Taarabt hanno dimostrato, ampiamente, di valere molto di più di quanto richiesto per i loro cartellini. Alla società l’ardua sentenza.

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