Buffon: “Siamo uniti, non vogliamo fallire”

Mancano due giorni a Italia-Uruguay, partita decisiva ai fini del passaggio del turno, e il capitano degli azzurri, Gigi Buffon, ha parlato in conferenza stampa. Sul fatto che i nostri diano il massimo nei momenti di difficoltà: “Se fosse vero, sarebbe un modo di pensare rischioso e masochista. Tuttavia, a questo punto, speriamo che sia vero e di raccogliere i risultati“. Sulla difesa che preferirebbe avere davanti a sé: “Non ne ho idea. Durante l’allenamento di ieri, non abbiamo fatto prove tattiche: le vedremo oggi. Sono aperto a tutto: uno dei nostri pregi è quello di poter essere camaleontici e di poter cambiare spesso e volentieri. Spero che questa duttilità ci porti risultati“. Sul caldo brasiliano: “Non mi sono mai piaciuti gli alibi e, a fine gara, l’ho detto: il caldo c’era per noi come per gli altri, al di là dell’abitudine. E’ vero, ci sono squadre europee che fanno più fatica, ma, detto questo, non significa che noi dobbiamo andare alla ricerca di scusanti o alibi. La verità è che contro la Costa Rica non abbiamo espresso nemmeno a sprazzi quel gioco che ci aveva fatto apprezzare contro l’Inghilterra“.

Sulla partita contro l’Uruguay: “Il riverbero dell’ultima prestazione avrà un peso: noi veniamo da una brutta sconfitta, mentre loro sono reduci da una vittoria che avrà dato loro convinzione e morale. Diciamo che è un sedicesimo di finale nel quale ci bastano due risultati su tre. Non è male come situazione. Questa è la decima competizione con l’Italia, solo in un caso, la Confederations dell’anno scorso, eravamo qualificati alla terza partita. Non è cambiato tantissimo, ci riportiamo dietro la sconfitta con il Costa Rica: questo fattore fa sembrare l’impegno più difficile di quello che è“. In merito a parallelismi con Sudafrica 2010: “Non ero tanto preoccupato, in Sud Africa, perché l’impegno della terza gara non era impossibile e c’era la giusta convinzione di potercela fare. Ora è un po’ più difficile ma, al Mondiale, non puoi mai pensare di affrontare partite facili. Il nostro era considerato uno dei gironi della morte, ma nessuno poteva pensare che la Costa Rica fosse già passata”.

Su come passare il turno: “Cuore caldo e testa fredda saranno i due ingredienti principali e una certa convinzione e autostima che non deve scemare per una partita andata male, soprattutto quando gli impegni sono così ravvicinati“. Per quanto riguarda un’ipotetica coppia d’attacco Balotelli-Immobile: “Sarebbe una novità, non hanno mai giocato insieme, con tutti i rischi della novità e i benefici della novità“. Sul concetto di duttilità: “La duttilità sta nel fatto che, nella malaugarata ipotesi che un giocatore importante come De Rossi si faccia male, la squadra riesca a non subire il contraccolpo psicologico e tattico. Il CT, in questo, è un maestro: riesce sempre a trovare l’amalgama giusta per mettere in campo una squadra che abbia senso“.

Sulle scelte di Prandelli: “Non bisogna pensare a se stessi, cioè all’io, ma al noi. Questa è la prima regola della scuola calcio. E quando si pensa al noi, si deve pensare cosa possa far funzionare meglio la squadra o cosa sia la medicina che possa fare meglio alla squadra. Questo è nella testa dell’allenatore: lui farà le scelte giuste per farci superare il turno. Non conta cosa preferisca il singolo“. Su un gioco mirato a fare possesso palla: “In un Mondiale non esiste la pazienza, ma mi sembra eccessivo, in cinque giorni dall’esaltazione del gioco messo in mostra contro l’Inghilterra, bocciare definitivamente la nostra filosofia. Io credo che possano esserci cambiamenti a seconda della partita che si affronta“.

Sulla mancanza di un uomo come Cannavaro: “Con Fabio abbiamo fatto tanti anni insieme: in campo siamo stati come fratelli. E’ un giocatore di grande leadership e grande carisma. Giocatori come lui fanno il bene di ogni squadra ma, purtroppo, fa parte del passato. Ora pensiamo al presente, pensiamo a quello che ci interessa di più: passare il turno“. Sul clima che si respira in casa Italia: “C’è giusta preoccupazione: siamo reduci da una brutta partita, persa male, ma deve esserci dentro di noi anche l’orgoglio, un valore inestimabile, che, in pochi giorni, può darti le energie per ritrovare la tua forza. Noi non siamo i più forti, ma nemmeno quelli che hanno giocato contro la Costa Rica. Noi abbiamo sempre avuto un attaccamento forte alla maglia e un grande orgoglio. Queste ultime potrebbero essere le armi per battere l’Uruguay“.

Sui frequenti ribaltamenti di fronte concessi: “Effettivamente, stiamo concedendo molto. Ma il problema, contro la Costa Rica, è stato quello di non controbilanciare, soprattutto nella ripresa, quando non siamo riusciti a fare nulla di concreto contro una squadra che cercava di difendersi. Le motivazioni dei problemi difensivi, comunque, sono molteplici. E’ però meglio che ne parli l’allenatore“. Sulla possibilità di un’eliminazione al primo turno: Se uscissimo al primo turno, sarebbe sicuramente un fallimento: nessuno ha paura di ammetterlo e di prendersi questo tipo di responsabilità. Se dovessimo passare il turno, ci sarebbero avversari piuttosto ostici: i problemi sarebbero appena iniziati. Incontreremmo infatti squadre in grado di crearci parecchi problemi. Comunque, arrivare ai quarti o anche agli ottavi di finale sarebbe un risultato diverso che uscire subito“.

Sul classico problema riguardante la seconda gara del girone: “Quando la prima va bene, abbiamo storicamente il problema della seconda partita. E’ nel nostro DNA e non ne veniamo a capo, come per le amichevoli. Se tanto mi dà tanto, però, c’è anche la regola della terza che va bene, no? C’è bisogno di positività. Per certi risultati, bisogna essere autocritici, ma serve anche autostima“. Infine, capitolo riguardante il ritiro aperto: “Quello che conta è quanto teniamo a vincere o indossare questa maglia e lo dobbiamo dimostrare in campo. Il resto è tutto inutile, si tratta di discorsi tra ubriachi. E’ ovvio che, quando fai scelte che possono sembrare controcorrente, ti apri a critiche“.

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