Saponara: il bisogno di giocare, il bisogno di espatriare

Qualche fugace apparizione, tanta timidezza, la sensazione che l’indiscutibile talento non sempre sia stato abbinato ad altrettanta convinzione. La stagione di Riccardo Saponara, inutile negarlo, non è stata delle più incoraggianti. La sua parabola, se possibile, è stata addirittura decrescente: prima la pubalgia, ma anche qualche significativa chance con Allegri (ricordate il derby?), poi l’esilio forzato impostogli da Clarence Seedorf. Mai una dichiarazione, mai una possibilità di esser considerato anche solo per la panchina. Al limite del mistero, insomma.

L’avvento di Pippo Inzaghi sembrava aver rimescolato le carte in tavola: il nuovo tecnico, infatti, vorrà proporre un’idea di gioco sicuramente più congeniale al giovane centrocampista. Il 4-3-1-2 di Pippo, inutile dirlo, si sposerebbe alla perfezione con le caratteristiche del ragazzo, nato e propostosi ai grandi palcoscenici come trequartista e da sempre entusiasta all’idea di giocare alle spalle di due attaccanti. Ma poi è arrivata la doccia fredda Jeremy Menez.

Il suo futuro, insomma, è oggi ancora più incerto di quanto si potesse credere a metà maggio. Oltre a Kakà e Honda, ammesso che entrambi restino, ci sarà un nuovo elemento con cui “battagliare” sportivamente. Ecco allora che il prestito sembra la soluzione più logica e più umana. Magari con il ritorno nell’Eldorado Empoli, che dalla prossima stagione riassaporerà la Serie A.

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