Qui America: Inzaghi quasi sotto choc, ma piange anche il brand

Un viso tirato come raramente lo abbiamo visto in questi anni, lo sguardo fisso nel vuoto davanti all’ingresso degli spogliatoi, prima di salire sul pullman. Quasi sotto choc. E’ questo il ritratto, inedito e toccante, dipinto stamane da La Gazzetta dello Sport del Filippo Inzaghi post-Manchester City.

Una squadra, un puzzle: quando si apre la scatola, finisce tutto per aria. Per il Milan questa è l’ennesima estate di brutte figure e di mercato al ribasso, fermo. SuperPippo a caldo ha funzionato da parafulmine, addosandosi una serie di colpe non sue: gesto da applausi, ma non può bastare. Nemmeno l’entusiasmo. Siamo di fronte ad una rosa debole, girarci intorno non serve ed inseguire solo Cerci non cambierà mai la sostanza. Inzaghi sta proteggendo i suoi ragazzi, in ogni caso darà e farà il massimo per andare oltre le proprie possibilità. E’ giovane ed ha bisogno di tempo, il Milan lo difenda. La reazione dell’allenatore rossonero è normale, ma nessuna compassione: a testa alta ieri ha tenuto a rapporto il gruppo, senza urlare. Amareggiato, comunque carico.

A Pittsburgh incoraggiamenti ed indicazioni per tutti. Rimane lui l’uomo in più. Appoggiato dalla società, con un avviso bello chiaro: il rendimento attuale in America rappresenta un schiaffo in piena faccia anche per il commercio Milan (quindi per Barbara Berlusconi). La tournée per ora sta devalorizzando il brand.

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