Montolivo ko: quale capitano per il Milan di Pippo Inzaghi?

Pippo Inzaghi riparte da zero: avrà l’onore e l’onere di restituire il Milan al pubblico di San Siro. Il titolare della panchina rossonera rappresenta l’esemplificazione più netta di cosa vuol dire essere milanisti, appartenere al Milan: significa far parte prima di tutto di una famiglia, di un gruppo che condivide gli stessi ideali e i mezzi per raggiungerli.

Il Milan è un’istituzione del mondo del pallone: ha insegnato calcio e non solo, ha promulgato valori, i valori della lealtà sportiva, della correttezza, dell’umiltà. Il Milan di Pippo Inzaghi prima di imporre il proprio gioco dovrà interiorizzare nuovamente questi valori. Inzaghi dovrà porre al centro del suo nuovo progetto la persona, lo spogliatoio dovrà tornare ad essere quel luogo sacro che era ai tempi di Sacchi, Capello e Ancelotti, Milanello un’oasi protetta.

Il Milan dovrà ripartire all’insegna della ricetta sacchiana: una compattezza al vertice ed una conseguente compattezza alla base, Milanello in questa stagione dovrà tornare ad essere un’officina. Gli insegnamenti di Inzaghi e di Tassoti, la presenza di Adriano Galliani, non saranno, però, sufficienti. Urge ripartire da una guida forte e interna al gruppo: dovranno emergere nuove personalità e ricrearsi nuove gerarchie. Lo zoccolo duro dev’essere italiano, ma soprattutto la squadra dovrà essere rappresentata da un Capitano con la C maiuscola: una personalità forte e carismatica, non necessariamente il leader tecnico. Dovrà incarnare e propugnare i valori appartenenti da sempre al Milan: lealtà sportiva, rispetto per i compagni e per gli avversari, umiltà, ma anche il “crederci sempre”. Manca come il pane uno come Massimo Ambrosini.

Una serie di circostanze, nella fattispecie, l’infortunio di capitan Montolivo, il quale resterà fuori fino a novembre, l’arrivo di Diego Lopez, al quale verranno affidate le chiavi della porta, l’addio di Kakà, tornato in Brasile, hanno fatto sì che la questione della fascia di capitano risulti essere oggi un’impellente decisione da prendere: un passaggio che non potrà essere sbagliato.

La continua migrazione della fascia nella passata stagione non potrà essere più tollerata. Urge porre rimedio fin da subito, in attesa del rientro di Montolivo. Il quale rappresenta un unicum nella storia rossonera: nessuno prima di lui era stato insignito della fascia di capitano dopo soli due mesi di Milan, e questo per volere di Silvio Berlusconi che ha visto in Montolivo il nuovo leader del suo Milan.

Si dovrà procedere per criteri. Christian Abbiati è il Milan, ma con l’arrivo di Diego Lopez, rischia di non essere più lui il numero 1. Daniele Bonera ha le chiavi di Milanello, ma non figura tra i titolari di un’ipotetica formazione. Ignazio Abate, rappresenta una scelta molto azzardata, francamente non indicata. Non dimentichiamoci che il prossimo capitano del Milan dovrà essere il capitano della rifondazione.

Mattia De Sciglio ha dimostrato una maturità calcistica da veterano, potrebbe essere lui il nuovo leader silenzioso? Sicuramente è il predestinato numero uno. Discorso analogo per quanto riguarda Stephan El Shaarawy: ha giocato in tutte le nazionali giovanili, è in piena maturazione, è un calciatore moderno, collabora alla fase difensiva, dovrà migliorare la capacità di comunicare con il resto della squadra, ma sicuramente ha tutte le carte in regole per poter diventare un leader.

Tecnicamente il leader indiscusso di questo Milan è Mario Balotelli, ma prima viene la persona e, dispiace dirlo, Balotelli, con i suoi atteggiamenti in campo e comportamenti fuori, ha dimostrato di essere inadatto al ruolo di capitano. Una scelta valida per l’immediato futuro potrebbe essere rappresentata da Nigel De Jong, il guerriero rossonero ha dimostrato di essere un professionista serio e affidabile, conquistando San Siro con il suo animus pugnandi.

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