Un De Jong da impazzire, è lui il vero leader del nuovo Milan

Il Milan che dopo due giornate è a punteggio pieno in cima alla classifica provvisoria di Serie A ha tanti volti felici di giocatori che stanno andando anche oltre ogni più rosea aspettativa. Ha la fantasia e l’imprevidibilità di Menez, la voglia ed il riscatto di Honda, la grinta e la corsa di Muntari e Poli, la sapiente guida tattica di Pippo Inzaghi, ma, anche e soprattutto, l’anima ed il cuore del condottiero Nigel De Jong. Dopo un’estate iniziata tardi, visto che l’olandese è tornato dalle vacanze post mondiale solo ad agosto inoltrato, alcuni problemini fisici e le continue voci di mercato, lo avevano tenuto lontano dal precampionato rossonero. Nessuna amichevole giocata e l’ombra di Van Gaal, fortemente deciso a portare con sé allo United il suo connazionale. Alla fine, però, il mediano è rimasto a Milanello e come se è rimasto.

Nessun minuto all’attivo, come detto, nelle amichevoli estive, ma il 31 agosto si inizia a fare sul serio e Nigel c’è. Il Milan batte 3-1 la Lazio e lui si prende in mano il centrocampo, lotta e aiuta i suoi compagni a battere nettamente i capitolini. Ma, se è vero che l’appetito vien mangiando, la vera prova da leone la offre nella gara di ieri sera contro il Parma. Una prestazione pressoché perfetta, condita da giocate d’alta classe e da un gol che è la sintesi completa di tutte quelle che sono le sue peculiarità: la grinta e l’intelligenza tattica nel rubare il pallone a Cassano; la velocità e la caparbietà nel fare quaranta metri palla a terra; la freddezza ed il cinismo nel battere Mirante e riportare il Diavolo in vantaggio di due gol. Una rete da capogiro di quelle che fanno impazzire i propri tifosi e che legano indelebilmente un calciatore ai colori della maglia che indossa.

Ma, De Jong visto ieri sera, è anche tanto altro. Passaggi rasoterra facili e precisi verso i compagni, palloni sprecati manco a parlarne, capacità di uscire palla al piede da situazioni intricate e complicate con numeri che di solito non fanno parte del suo repertorio. E, poi, c’è la solita grinta, il solito cuore a sostegno della squadra, il solito immenso lavoro di raccordo tra difesa e centrocampo che lo rende un elemento insostituibile per questo nuovo Milan di Pippo Inzaghi. Protezione alla difesa nella prima fase dell’azione e schermo di centrocampo in tutte le azioni da gioco. Ad un certo punto della partita, quasi in trans agonistica, rinvia la palla in tutti i modi passibili ed immaginabili, ma, si sa, il fine giustifica i mezzi. Un solo errore: al 97′ sbaglia un passaggio e fa ripartire il Parma, concedendogli un’ultima possibilità per pareggiare, ma va bene così. Ieri, oltre a Menez, c’era un altro alieno in campo e portava il numero 34 sulle spalle.

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