Un mercato “cheap”, per questo convincente. E’ un Milan più forte

Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee prima di intraprendere l’attuale strada di Food&Beverage Manager a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter.

E’ vero: il Milan non ha assestato colpi ad effetto in questo mercato. Ma è altrettanto vero che per la prima volta Adriano Galliani ha dovuto fronteggiare una campagna acquisti avendo in cassa zero risorse da investire. Solo il tempo dirà se gente come Alex e Menez si riveleranno acquisti intelligenti e non “scarti del PSG” come qualcuno ha affermato in queste settimane. Certo, le perplessità ci sono, nonostante la vittoria per 3-1 contro la Lazio. Come ci sono tanti tifosi che rimangono scettici di fronte a Fernando Torres. Da più parti ho sentito ragionamenti del tipo: “Se Mourinho lascia partire un giocatore, allora…“. Chiacchiere, per ora. Il campo, come sempre, darà il responso finale. Ma qualche analisi, squisitamente di taglio economico, si può fare.

Con un budget inesistente, tra una cena a Villa San Martino e pranzi a Forte dei Marmi, l’amministratore delegato rossonero ha senz’altro messo Filippo Inzaghi di allenare una squadra migliore sotto il profilo della qualità media degli elementi presenti in rosa. Al di là dell’amore dei tifosi del Milan per Kakà, c’era qualcuno ancora in grado di scommettere ad occhi chiusi sul brasiliano? E Balotelli? Per non parlare di Robinho. Gente di qualità, è vero, ma comunque poco funzionale alla mentalità che il nuovo tecnico vuole imprimere alla squadra.

Non dimentichiamo che il Milan senza Champions non avrà bisogno di una rosa particolarmente numerosa. Ma soprattutto questa società dovrà far fronte ad un anno senza incassi dalle competizioni europee. Chi si aspettava investimenti pesanti ha dimenticato quest’aspetto non proprio secondario. D’altronde anche la prima Juve di Conte era nata senza Europa e dalle ceneri di stagioni disastrose. Chissà che la storia si ripeta. E con meno investimenti rispetto ai bianconeri di tre anni fa.

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