CHIAVE TATTICA/ L’importanza di Stephan e Nigel, ma gli interni…

Anche se con qualche sofferenza nella mezz’ora finale, in occasione della prima di campionato, il Milan ha superato la Lazio per tre reti a uno, mettendo in scena una prestazione nel complesso più che positiva. I rossoneri sono scesi in campo con grinta, determinazione ed entusiasmo, hanno coperto il campo abbastanza bene, si sono impossessati delle corsie laterali, rendendosi pericolosi in occasione di azioni di rimessa, e sono stati concreti e incisivi, manifestando una discreta dose di solidità e compattezza. La strada, tuttavia, è ancora lunga: sotto molti aspetti, fase difensiva degli interni di centrocampo in primis e tenuta fisica nelle ultime fasi di gara in secundis, bisogna migliorare. Ma il bicchiere, per il momento, è mezzo pieno.

EL SHAARAWY E DE JONG ON FIRE – Le chiavi del successo rossonero sono state Stephan El Shaarawy e Nigel De Jong. L’ala italo-egiziana è stata artefice di una prova sensazionale: ha saltato l’uomo con regolarità, creando superiorità numerica, ha fatto movimento a volontà, ha ripiegato il più possibile, tanto che in fase di non possesso ha spesso agito come terzino sinistro, ha mandato in tilt la retroguardia biancoceleste e ha avviato molte azioni pericolose, tra cui quella che ha portato al gol di Honda, servito dopo una galoppata culminata con un assist delizioso d’esterno. Con le sue giocate e il suo lavoro sporco, ha permesso ai compagni di reparto di esprimersi al meglio e di avere più libertà di movimento, e ha evitato che Bonera, soprattutto nella prima fase del match, venisse puntato e saltato con regolarità da Candreva. Talento ritrovato. Fonte inesauribile. Leader. E che dire di De Jong? Schierato malgrado non fosse al top, nella posizione di centrocampista arretrato, Nigel ha lottato come un leone, ha recuperato una marea di palloni, ha vinto contrasti, ha protetto al meglio la difesa, rinforzata da uno Zapata sugli scudi, ed è riuscito a sopperire alle mancanze dei suoi due compagni di reparto. Finché è riuscito a spadroneggiare in mediana, cioè fino alla rete della Lazio, il Milan ha subito pochissimo. Generale.

INTERNI BALLERINI – A metà ripresa, quando De Jong ha iniziato a calare e ad abbassare il ritmo, il Milan ha cominciato a soffrire. Dal canto suo, la Lazio ha preso confidenza ed è stata vicina a riaprire la partita. Questo scenario si è verificato a causa dell’atteggiamento degli interni di centrocampo, Poli e Muntari, che non hanno quasi mai contribuito alla fase di copertura. In questo modo, dal momento che spesso si sono inseriti con troppa veemenza, hanno lasciato scoperta la posizione di competenza e la Lazio, tra le linee, ha potuto usufruire di spazi. Menomale che De Jong ed El Shaarawy hanno fatto gli straordinari finché hanno potuto, che Zapata ha disputato una prestazione soddisfacente, che Abate ha difeso bene e, soprattutto, che Inzaghi, una volta subito il gol del tre a uno, non ha esitato a sostituire Muntari che, pur avendo segnato, ha ripiegato troppo poco. Con l’entrata di Essien e Armero e con il passaggio dal 4-3-3 al 5-3-2, però, la situazione è migliorata soltanto in parte. Il miracolo di Diego Lopez su rigore, però, ha evitato problemi. Scampato pericolo. L’interdizione è fondamentale. Senza una fase di recupero palla adeguata, svolta almeno da due centrocampisti su tre, è difficile fare risultati. Forza, Pippo, corri ai ripari il prima possibile!

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