Abate: “Rimasto al Milan grazie a Leonardo, ora voglio chiudere qui la carriera. Europa obbligatoria”

Abate, stamane, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport. Queste le sue dichiarazioni.

Milan per sempre: “La mia priorità è il Milan: lo aspetterò finché potrò. Questa è casa mia, anche se so che nel calcio ci si può separare. Io voglio restare e chiudere qui la carriera. Non riesco a vedermi con un’altra maglia addosso, almeno in Italia: al massimo andrei all’estero. Ma il momento di salutarci non è arrivato. Quando arrivo a Milanello, mi emoziono ancora“.

Sul suo momento: “La continuità è il vero salto di qualità che ho fatto. Ha influito l’allenatore e anche la posizione: giocare 20 metri più avanti mi consente di arrivare più lucido al cross. Ho sempre seguito l’esempio di Gattuso. Io ho la stessa mentalità di Rino: dare sempre il massimo per me è la normalità. Non penso a prendermi rivincite, ma mi godo il momento di forma: se sto bene fisicamente riesco a giocare con maggiore tranquillità. La nascita di certe voci non le capisco: sta alla sensibilità e all’intelligenza di cia­scuno valutare le cose nel modo opportuno. Io so di poter andare in giro a testa alta, mi sono sempre comportato da professionista, ho pensato solo a lavorare e mi meri­to le soddisfazioni attuali. Quale immagine fotografa il Milan di Inzaghi? L’abbraccio dopo i gol: il gruppo è la vera forza. Siamo tanti e per l’allenatore non è facile gestirci. Eppure non ci sono problemi“.

Su Inzaghi: “Il cambio di allenatore ha fatto bene a me e al gruppo, si respira un’aria diversa. Ma non mi esalto adesso come non mi sono depresso prima. Lo conosco da anni: Inzaghi è un maniaco, un perfezionista. Lo era da giocatore e lo è da tecnico. Nello spogliatoio si fa rispettare: c’è il momento in cui si lavora, e lì Inzaghi non transige, e il momento in cui si può scherzare. C’è una fiducia corrisposta tra noi e lui. Da tanto non si respirava un’aria così a Milanello“.

Su Honda: “Con Keisuke ho un grande affiatamento. Cerchiamo di mettere in pratica quello che ci chiede l’allenatore. Abbiamo una mentalità offensiva, ma sappiamo che Inzaghi vuole equilibrio e ci adattiamo alle varie situazioni della partita senza perdere la nostra identità“.

Su Torres: “Non credo stia facendo male. I suoi movimenti sono sempre funzionali alla squadra. E poi è un grande professionista e un esempio per tutti: ci mette il cuore“.

Su Ibra: “Eravamo e siam amici. Ci sentiamo spesso e mi dispiace per­ ché non può giocare per un pro­blema al tendine“.

Su Leonardo: “E’ stato fondamentale: quell’anno pensavo di fare il ritiro e poi andare via. Mi voleva la Roma. Mi impostò Leonardo da terzino. Lui ha cambiato un po’ la mentalità della società puntando sui giovani“.

Su Allegri: “All’inizio non giocavo, ma dopo il Real non sono più uscito. Con lui ho un rapporto di amicizia: è una persona leale, sincera, vera“.

Su Seedorf: “Non gli ho mai chiesto spiegazioni per le esclu­sioni e gli ho sempre detto le cose in faccia. Pretendo solo rispetto e lealtà. In quei mesi soffrivo, rischiavo di perdere il Mondiale. È stato un capitolo sfortuna­to per me e per il Milan. Mi ha fatto piacere che See­dorf abbia detto che mi sono sempre comportato da professionista“.

Sul ritorno in Nazionale: “Non ci penso, mi concentro sul lavoro. Se poi il frutto di questo lavoro fosse l’azzurro, sarei contento. Giocare a 5 è diverso che giocare a 4. A 5 hai compiti più offensivi, a 4 devi fare più spesso la diagonali difensive. Però credo di poterlo ricoprire bene questo ruolo“.

Sul Mondiale in Brasile: “Sarebbe sbagliato dare la colpa solo a Prandelli, fisicamente non eravamo al 100%. E’ vero che nel resort si respirava poco l’aria del Mondiale. Io non ho portato la famiglia perché il ritiro è il ritiro. Detto ciò, non c’era un clima vacanziero. Finale Euro 2012? E’ stata una mazzata, eravamo convinti di vincerla. Ma la Spagna era più riposata di noi“.

Infine: “Se mi manca segnare? No, di gol ne ho sempre fatti pochissimi. Preferisco concentrarmi sugli obiettivi della squadra. Il ritorno in Europa è obbligatorio, poi vedremo in quale coppa. Certo, ci manca da morire giocare il martedì e il mercoledì sera“.

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