Sergio Aguero si racconta. E racconta il suo rapporto con Mario Balotelli: nella sua autobiografia “Born to Rise: My Story”, di cui il Mirror Football sta pubblicando alcuni degli estratti piĆ¹ significativi, il Kun Aguero dedica uno spazio importante al suo ex compagno di squadra ai tempi del City: āMario Balotelli al City mi manca ancora, anche se ci faceva andare tutti matti. Sapevamo tutti che Mario era un poā pazzo, il fatto era che lui era pazzo quando voleva esserlo. Faceva cose sciocche ogni volta che gli andavano perchĆ© pensava di poterle fare. Uscivano sul campo dāallenamento e lui tirava palloni ovunque solo per fare lo sciocco, oppure tirava il formaggio sulla gente quando eravamo a tavola. Non potevo aiutarlo ma lo facevo scaldare chiamandolo con buffi soprannomi o giocando con lui. Sapeva che lo facevo perchĆ© gli volevo bene, tutti gliene volevano. Un sacco dei suoi comportamenti, credo, vengono dalĀ suo carattere, lui sente di essere in qualche modo differente e forse un poā insicuro. Nessuno sapeva che aveva quella maglietta (Why always me?) quando giocammo contro lo United ad Old Trafford, deve averla nascosta sotto un giubbotto. Se lo avessimo saputo gli avremmo chiesto di toglierla. Dopo, quando ho visto la maglietta, gli ho detto che se fosse un poā piĆ¹ calmo e non facesse cosƬ tante cose, forse non sarebbe stato āalways himā.Ā Lui diceva sempre ānon sono stato ioā qualunque cosa facesse, ed io gli facevo notare che cāera una foto che lo provava. Diceva cose tipo āla polizia mi ha seguito tutto il tragitto fino al campo di allenamento e vuole parlarmiā e io gli dicevo ānon ti preoccupare, forse hai solo oltrepassato il limite di velocitĆ !ā. A volte riceveva un messaggio dalla reception che gli diceva che la polizia voleva parlagli e lui se ne fregava. Cercava sempre attenzioni. Ma era Mario e non lo dimenticherĆ² maiā.