Chievo: ripartenze e Valter Birsa, ma la fase difensiva…

Dopo due trasferte consecutive, culminate con due pareggi a dir poco deludenti, il Milan torna a San Siro per affrontare il Chievo di Eugenio Corini. La squadra veneta non sta attraversando un buon momento, tanto che finora ha raccolto soltanto quattro punti in cinque giornate e che occupa la quindicesima posizione della classifica, ma di certo verrà alla Scala del Calcio con motivazioni e voglia di rilancio. Insomma, anche se orfani di Izco, Schelotto e Botta e reduci da un periodo travagliato, i gialloblù faranno di tutto pur di metterci in seria difficoltà e di uscire dalla zona rossa della graduatoria.

Punto di forza: Bardi; ripartenze.
Nelle prime gare stagionali, l’estremo difensore clivense, Francesco Bardi, classe ’92, ha messo in scena buone prestazioni. Attento, concentrato, bravo nelle uscite e tra i pali, il numero uno ex Livorno, di proprietà dell’Inter, ha compiuto interventi straordinari, parando tra l’altro un calcio di rigore a Higuain, in occasione dell’unica gara al momento vinta dal Chievo, mettendo in mostra tutto il suo potenziale e trasmettendo sicurezza ai compagni. Se dovesse ripetersi anche in questo turno, per il Milan, superarlo potrebbe non essere facile. Attenzione poi a come Corini imposterà la partita. Colpi di scena permettendo, specie nella prima parte di gara, il Chievo dovrebbe metterla sull’intensità, cercare fare densità in mediana, chiudersi e aspettarci nella propria metà campo, per poi ripartire in velocità una volta recuperata palla, sfruttando il dinamismo e gli inserimenti dei centrocampisti interni, Hetemaj e Cofie, e le giocate del trequartista, Valter Birsa, dotato di qualità balistiche e fantasia, nella speranza che l’attacco, guidato da un Alberto Paloschi assetato di vendetta, capitalizzi al meglio le occasioni di rimessa a disposizione. Attenzione. Se il Chievo si coprisse e ripartisse in modo efficace e incisivo, per il Milan, la strada sarebbe tutt’altro che in discesa. Che dire, Diavolo, occhio al contropiede.

Punto debole: fase difensiva; difesa.
Il trio di centrocampo del Chievo è composto da due corridori grintosi e abili a inserirsi negli spazi nel corso di azioni di rimessa, ma che non dispongono di qualità tecniche e che incontrano problemi nella comprensione dello sviluppo delle azioni, e da un centrocampista arretrato, Radovanovic, forte dal punto di vista fisico ma non ancora in condizione, poco dotato sotto l’aspetto tattico e autore di un inizio di campionato non positivo. Ecco allora che, sul lungo andare, anche se nella prima fase di gara cercheranno di coprire al meglio, i mediani gialloblù potrebbero perdere la bussola e proporsi in avanti con poco criterio, scoprendo la posizione di competenza, svolgendo la fase di interdizione in maniera poco continua e non costruttiva e non proteggendo a dovere la difesa. Difesa che, dal punto di vista qualitativo, è il reparto più fragile del Chievo. I due centrali, Cesar in primis e Dainelli in secundis, si trovano sul viale del tramonto e hanno smarrito la forza fisica e la velocità dei tempi migliori: nonostante una buona esperienza, sono ormai soliti commettere qualche sbavatura di troppo. Sulla corsia di destra, Frey fatica in entrambe le fasi: spinge poco e con poca efficacia e, quando chiamato ad arginare le iniziative dei dirimpettai, in determinate situazioni soffre a dismisura e viene superato con troppa facilità. Discorso simile vale per il laterale di sinistra Biraghi che, pur proponendosi in avanti con regolarità, non sempre è preciso e dietro, oltre a tremare negli uno contro uno, lascia spesso praterie a disposizione degli avversari.

Giocatore chiave: Valter Birsa.
Lo sloveno, sulla carta, è l’uomo più pericoloso del Chievo. Già, più pericoloso anche di Paloschi che, se curato con attenzione, non dovrebbe fare paura. Birsa, invece, è il più tecnico tra gli uomini di Corini, ha senso del gioco, copre la palla con efficacia, si muove con eleganza e annovera nel proprio repertorio qualità tecniche, accompagnate da un sinistro potente e preciso che, dalla media distanza, potrebbe fare male. Magari non renderà per l’intero arco di gara ma, con una giocata o con una conclusione caratterizzata dal buon bagaglio balistico a propria disposizione, potrebbe risultare decisivo. Imprevedibile. Possibile arma in più.

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