Le scelte di Inzaghi non facilitano l’armonia nello spogliatoio…

Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport e collabora con CalcioMessina.it. In passato ha collaborato con Bordocampo.net e Sportmain.it.

Le dichiarazioni al veleno di Philippe Mexes uscite ieri mattina, quelle di giovedì rilasciate da Cristian Zapata, una decina di giorni fa era toccato a Pablo Armero esprimere tutto il suo malcontento. La luna di miele tra Pippo Inzaghi e lo spogliatoio milanista sembra già essere finita. Sia chiaro, nessuno pretende che in una rosa composta da quasi trenta giocatori vada tutto rose e fiori e che regni l’allegria e la sana competizione, ma il fatto di esternare alla stampa la delusione per le decisioni del proprio tecnico e, anche se in maniera educato e pacata, attaccarlo per le proprie scelte, è sintomo che qualcosa si è già rotto.

Eppure un tempo, in una società come quella rossonera, era difficile che si verificassero certi fenomeni e, anche chi non giocava, difficilmente esternava così a cuor leggero le proprie rimostranze. Qui, però, la linea sottile tra la mancata autorevolezza di un allenatore all’interno del proprio spogliatoio e una società non più all’avanguardia come modello di serietà e disciplina, è veramente labile. Già nel recente passato, infatti, nella gestione Seedorf e negli ultimi tempi di quella Allegri, il regno della pace e della serenità era diventata un utopia. Siamo consapevoli che di questi tempi troppo spesso chi non è contento di giocare (anche a ragione a volte) abbia tutto il diritto di esternare la propria opinione, ma per non creare situazioni imbarazzanti e precedenti pericolosi, la società dovrebbe intervenire e prendere dei provvedimenti.

Le colpe della dirigenza, però, finiscono qua e, allo stesso modo, iniziano i demeriti dell’allenatore. Tralasciando la questione Armero, che Inzaghi non ha mai visto anche se il colombiano era stato convinto a scegliere il Milan proprio da Superpippo, i casi di Zapata e Mexes inducono a pensare ad una mancanza di chiarezza e gerarchie ben precise all’interno per quel che riguarda la retroguardia rossonera. Domani contro l’Udinese, infatti, il Milan dovrebbe scendere in campo con la tredicesima formazione diversa in tredici partite, davvero un po’ troppo per una squadra che dovrebbe fare della quadratura e della propria identità il proprio punto di forza. Gli infortuni di Alex e Abate hanno complicato di certo la vita al tecnico piacentino, ma la gestione del caso Mexes lascia qualche perplessità.

Lo stesso Rami all’inizio troppo spesso era preferito a gente come Zapata e Bonera. Domenica scorsa, nel derby, con l’italiano squalificato ed il francese spostato per ovvie esigenze a destra, era toccato proprio al colombiano affiancare il biondo ex Roma. Domani dovrebbe tornare Bonera sulla destra e Rami al centro con Zapata di nuovo in panchina. La continuità, insomma, non è mai stato un punto di forza della terza linea rossonera e questo di certo non aiutato un reparto che già deve sopperire ad una qualità non propriamente eccelsa. Trovare i giusti equilibri all’inizio non è certamente semplice, ma riuscire a scontentare quasi tutti gli elementi di un reparto di certo è un’impresa non da poco.

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