Honda: “Essere al Milan non mi basta, voglio vincere insieme alla squadra. Zidane è il mio modello”

Un finale di 2014 profondamente diverso rispetto all’esordio, non si direbbe analizzando le sue prestazioni con Napoli e Roma. Ma la differenza sta nel mezzo e si chiama Keisuke Honda, autore di 7 gol sotto la gestione Inzaghi (secondo marcatore dietro a Menez) e ormai prossimo alla Coppa d’Asia. Il numero 10 rossonero resterà lontano per un mese, questo uno dei temi discussi nell’intervista rilasciata al mensile ufficiale “Forza Milan!“.

Sul Milan: “E’ stata la realizzazione di un sogno. Ma non voglio semplicemente accontentarmi di giocare qui e cullarmi sugli allori: voglio ottenere grandi risultati, per me e per la squadra. Non sono uno che cambia molto, tendo a concentrarmi sul mio lavoro, anche quando non me ne rendo conto penso al calcio, credo sia normale per un professionista: non mi appesantisco mangiando in vista degli allenamenti, sto attenti a non andare a dormire tardi o a dormire troppo. Segnare un gol è fantastico, ma la mia priorità è la vittoria della squadra: fornire un assist, quindi, mi dà la stessa soddisfazione“.

Keisuke il viaggiatore: “In Italia le persone sono aperte e comunicative, c’è un’enorme passione e cultura calcistica, forse la più grande al mondo. Da calciatori ci si sente subito accolti ma allo stesso tempo le aspettative sono immense proprio perché la passione è così grande e diffusa. I giornalisti italiani, come quelli giapponesi, per esempio, possono essere abbastanza aggressivi relativamente a questioni legate al gioco e con quello non ho alcun problema. La mia vita privata però è un’altra cosa: sono un normale uomo di famiglia e in questo senso non accetto intrusioni di nessun tipo. Da voi, rispetto al Giappone, a volte è difficile tenere separate le due cose perché i giocatori sono sempre sotto i riflettori e non ci sono tanti posti tranquilli in cui evadere. In Olanda c’è un grande rispetto e senso di accoglienza in generale per gli stranieri, anche dalla parte della gente comune. E poi parlano praticamente tutti inglese, quindi è stato più facile per me comunicare. La Russia, di primo acchito, non è un paese facile ma con il tempo la gente diventa generosa“.

Sul suo Giappone: “Non ha ancora una storia lunga e importante nel calcio, ma negli ultimi 25 anni c’è stato uno sviluppo rapidissimo. Abbiamo ampi margini per crescere, non dobbiamo fermarci alla Coppa d’Asia in termini di obiettivi: dovremo invece iniziare a proiettarci seriamente verso i Mondiali. Servono più giapponesi in Europa per affinarsi tecnicamente e tatticamente, i giovani di talento non mancano. Massimo rispetto per Corea del Sud e Australia, ma la Coppa d’Asia inizia a starmi stretta…“.

Infine, il suo modello: “Messi o Cristiano Ronaldo? Mi è sempre piaciuto Zidane, lo considero un modello al quale ispirarsi. Anche Ronaldo, il Fenomeno: la quintessenza del calcio brasiliano“.

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