Questo attacco è una certezza: c’è chi vola ma anche chi cade

E’ finita 0-0 all’Olimpico contro la Roma, come in quel festoso maggio 2011 che significò 18esimo scudetto. La gara di ieri non valeva nessun titolo ma il punto strappato agli uomini di Garcia (sempre in gol in casa in questo campionato) chiude il 2014 rossonero con molta fiducia per il proseguo della stagione. Ha ragione Pippo Inzaghi quando dice che questa sosta forse non ci voleva, perché arriva nel miglior momento della squadra, che contro i giallorossi ha dato continuità alla splendida prova contro il Napoli. 

La squadra con questo modulo ad albero di Natale sembra aver trovato la giusta quadratura. Compattezza e ripartenze, con Menez punto di riferimento. Ieri il francese ha fatto una gara quasi commovente per sacrificio e abnegazione. Spesso isolato contro due, ha difeso palla, allungato la squadra ed è mancato poco che un suo guizzo non battesse De Sanctis. Giocava una partita speciale, contro i suoi ex tifosi che lo salutarono coi fischi, ma questo Jeremy è leader vero e sta dimostrando di amare il ruolo di punta centrale. La fiducia estiva della società e del mister hanno consacrato un talento che chiedeva solo di sentirsi importante. 8 gol in questo primo scorcio di stagione e tanti saluti che lo aveva etichettato come il solito ‘pacco’ a parametro zero

Dietro di lui ha agito Jack Bonaventura, che merita una notazione doverosa. Arrivato sotto voce in un momento di disperazione generale, e ingiustificata, per la partenza di Cristante, si è preso il Milan sulle spalle col lavoro e la fatica. Anche ieri ha corso come un maratoneta senza mai perdere lucidità e qualità. Dove lo metti fa bene, e dopo sedici giornate abbiamo capito tutti come sia imprescindibile per questa squadra. Chiudendo sull’attacco, Honda è in fase calante ma per un mese non ci sarà per la coppa d’Asia e bisognerà sostituirlo. Il primo pensiero vira inevitabilmente su Stephan El Shaarawy che però ha chiuso l’anno con un solo gol, tanti mugugni, voci di addio e zero prospettive. Pippo è stato perentorio sulla sua permanenza ma urge un cambio di rotta importante. Pochi minuti ieri per il Faraone che è sembrato però spaesato, quasi impaurito di dover sostituire Menez là davanti. Questo modulo potrebbe esaltare le sue caratteristiche ma l’atteggiamento deve essere altro, le scuse non ci sono più.

C’è comunque chi sta peggio dell’ex Genoa, e parliamo ovviamente di Fernando Torres, diventato ormai un caso e autentico flop di questi primi mesi di campionato. Zero minuti nelle ultime quattro partite del Milan, non vede il campo dal derby del 23 novembre scorso, e senza lo spagnolo la squadra è tornata alla vittoria e a far vedere un discreto gioco. Società, allenatori e compagni in queste settimane lo hanno circondato di affetto e hanno sempre ripetuto gli stessi ritornelli “si sbloccherà, è solo questione di tempo”, “i suoi gol arriveranno, abbiamo grande fiducia in Fernando”. Parole alle quali non sono seguiti i fatti. Una sola rete, prestazioni scialbe e senza particolari graffi: recuperare il Niño è la vera sfida che Inzaghi dovrà vincere, perché 4 milioni seduti in panchina il Milan non se li può permettere. Anche perché alla storia dell’infortunio di inizio stagione che influisce ancora sulle sue prestazioni non crede più nessuno.

Si chiude l’anno quindi con due certezze in avanti, Jeremy e Jack, ragazzi normali, fuori dalle logiche calcistiche del calciatore-personaggio, uomini da Milan che in campo volano alto e non vedono loro di riportare questa società dove è abituata a stare.

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