Alessandro Jacobone in: “Ridimensionamento senza pari, diteci dove volete arrivare”

Veniamo al dunque senza troppi fronzoli e prefazioni da libro cuore. Ditecelo in faccia e soprattutto toglietevi la maschera. Dove volete arrivare? Da quale virus antimilanista siete stati colpiti? E soprattutto, a che pro continuate questa versione rossonera di “La Casa”, dove questa è CasaMilan e più che “Non aprite quella porta” sembra essere “Non aprite quel portafogli”? Quanto vorremmo che la società rispondesse ad almeno un paio di queste domande. In verità sarebbero molte altre. Come quelle relative agli acquisti senza capo ne coda e ai relativi ingaggi ancor più senza senso. Come quelle relative alle amicizie da calciomercato e le relative plusvalenze, per gli altri. Ma in quel di Aldo Rossi non si è soliti rispondere ai viziati tifosi Non Evoluti che non sono in grado di comprendere che il mondo non è più quello di una volta. Ed ecco allora spuntare le statistiche, solo quando favorevoli si intende. Che stupidi noi tifosi ignari di quanto questo Milan abbia insegnato noi. Noi che credevamo che 99,9% fosse più probabile che si trasformasse in 100% piuttosto che 0%; Noi che non ci siamo accorti che tra il 25° minuto delle partite dispari, dei mesi pari, durante gli anni bisestili, eravamo primi in classifica. Per non parlare dei festeggiamenti incompresi, per il raggiungimento del milione di followers su Twitter. Siamo Non Evoluti e perdonateci per questo. Certo è che loro non è che ci aiutino molto a capire le loro logiche. Tra un Hip Hip Hurrà e un “siamo a posto così”, la società rossonera ha messo in atto un processo di ridimensionamento senza pari. Abbiamo creduto a molte favelle, tanto da sentirci in colpa per l’eccessiva aspettativa di spesa in un periodo storico in cui le aziende chiudono e la gente è disoccupata. Abbiamo ascoltato con attenzione e accettato l’occhio al bilancio per il quale lo spread è un valore sistematico di equilibrio in un ottica di bilanciamento dei costi. Nasdaq, default e un pizzico di Asset allocation. Insomma, siamo diventati consulenti finanziari tanto da iniziare a comprare il Sole24Ore insieme alla Gazzetta dello Sport. Ma tutto questo, alcuni anni fa, era solo calcio. E di questo pazzo sport sapevamo tutto. In fondo gli italiani sono un popolo di 50 milioni di allenatori.. anzi lo eravamo. A furia di parlare di altro, abbiamo perso l’abitudine nel vedere il vero calcio giocato. Come una lingua che non si pratica più da anni, l’occhio del tifoso rossonero si è adagiato piano piano nella mediocrità che si è impossessata dell’ AC Milan. E fu così che miracolosamente, c’e’ chi è riuscito ad incantare i serpenti che fiduciosi hanno intravisto in Montolivo, Bonera e Muntari, le colonne per rifondare un grande Milan. Grazie a Dio c’è YouTube a ricordarci le magie del Re dell’ Est, la classe di Manuel Rui Costa, la genialità di Dejan Savicevic e l’eleganza di Zorro Boban. DNA Milan, si diceva una volta. Come avrete notato, non ho minimamente accennato alle partite di inizio anno. Troppo facile e disonesto se atto ad individuare un solo responsabile. Nel calcio a pagare è sempre l’allenatore e anche in questo caso, probabilmente sarà cosi’. Pippo Inzaghi non è esente da colpe, sia chiaro a tutti. Se si può perdonare per aver accettato la panchina dei suoi sogni nonostante non fosse pronto, lo si può fare molto meno per alcune sue scelte che hanno confuso pure i suoi più intimi fedeli. Scelte spesso condizionate da uno staff dall’alito pesante. Perso nella confusione più totale, PippoMio sarebbe il secondo idolo della tifoseria, dopo Clarence Seedorf, ad essere sacrificato in nome di un progetto a noi ancora sconosciuto. Che senso ha costruire un complesso tecnologico e all’avanguardia, per poi esporre a tutto il mondo una squadra dagli interpreti imbarazzanti? Il maxischermo presente sul tetto della sede, continua a visualizzare immagini relative ai grandi successi. Un po’ come le foto di guerra che i claudicanti nonni amano mostrare ai nipoti ogni santa domenica in cui li vanno a trovare. Bello pensare al passato, certo. Ma la vita va avanti e sfido a trovare tifosi milanisti tra le nuove generazioni di bambini che stanno crescendo a pane e Christian Zapata. I cicli passano ma il Milan resta là al suo posto. Si è vinto tanto ma e si è fatto la serie cadetta per ben due volte con la testa alta e il cuore pieno di orgoglio di appartenenza. Se istituissero un sondaggio tra la tifoseria rossonera, sono sicuro che i milanisti sarebbero pronti ad un anno in serie B, piuttosto che una lenta agonia senza fine come quella attuale. In fondo un vecchio striscione esposto dopo la squalifica dalle competizioni europee, recitava – Meglio un anno fuori dalla scena, che una vita da comparse. Questo non è il nostro Milan. E’ ora che ci si prenda la responsabilità per questa situazione e che vi si ponga rimedio al più presto, una volta per tutte. Non bisogna tornare a vincere domani. Ma per lo meno iniziare a sognare, per poi un giorno tornare a riempire Piazza Duomo con i colori rossoneri. Arriveranno sicuramente le critiche a questo articolo da parte dei geni del pallone. Cosi’ come arriveranno gli inviti a non salire sul carro in caso di vittoria. Agli stessi, con affetto poiché in ogni caso milanisti, volevo far notare che comunque il “carro”, ieri pomeriggio, l’hanno già venduto. Vi aspetto su twitter @nonevoluto e su facebook alla pagina Milanisti Non Evoluti 2.0.

Alessandro Jacobone

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