CHIAVE TATTICA/ La confusione di Pippo

Il Milan viene eliminato dalla Coppa Italia e compromette in maniera definitiva la propria stagione. I rossoneri, a differenza delle ultime uscite, per lo meno in apertura, scendono in campo con un 4-3-3 in cui i mediani si posizionano vicini al centrocampista arretrato, corrono con cognizione di causa, rimangono all’occorrenza bloccati e recuperano un discreto numero di palloni. Insomma, il Milan aspetta la Lazio, per poi cercare di ripartire. L’idea è buona e in parte funziona, tanto che i biancocelesti risultano pericolosi e creano e segnano soltanto a causa di errori individuali. Errori individuali che sono però causati da alcune scellerate scelte di Inzaghi. Sì, proprio così.

Nonostante in apertura imposti abbastanza bene il centrocampo, il tecnico rossonero decide di gettare nella mischia un Albertazzi spaesato e disorientato, che concede il rigore che decide la partita, spinge in modo anemico e viene saltato come un birillo dai dirimpettai, e di schierare come ali Cerci e Menez. Cerci e Menez che non ripiegano, facendo in modo che sulle fasce il Diavolo conceda spazi e che i problemi di Albertazzi vengano accentuati ed esasperati alla follia. Nella ripresa, la situazione peggiora. Malgrado la Lazio sia in inferiorità numerica, Inzaghi non ordina di verticalizzare il più possibile per Pazzini e di cercare a più non posso la conclusione dalla distanza. Ecco allora che il Milan cambia atteggiamento, rispetto alla prima frazione di gioco, tiene palla in maniera sterile, non tenta mai il tiro e si espone alle azioni di rimessa della Lazio. In questo modo, pur essendoci tempo e spazi per pareggiare, i rossoneri non costruiscono occasioni, perdono il bandolo della matassa e rischiano di subire il due a zero.

Inzaghi effettua cambi confusionari e tardivi, inserendo van Ginkel e Suso nelle battute finali e proponendo un 3-2-4-1 illogico, dal momento che le punte si ostruiscono a vicenda, i nuovi entrati non possono esprimere al meglio il loro potenziale e la situazione non migliora. Il Milan esce dalla Coppa Italia, ultimo e unico vero obiettivo stagionale, con molti rimpianti: Inzaghi ha sulla coscienza la pessima scelta del terzino sinistro (è una follia proporre dal primo minuto, in una gara decisiva, un giocatore ritenuto a più riprese l’ultima ruota del carro) e il pessimo atteggiamento fatto adottare dal Milan nel secondo tempo, quando il Diavolo ha la possibilità di ribaltare le sorti dell’incontro, ma si perde in un frivolo possesso palla, non prova quasi mai a lanciare in avanti per Pazzini e a tentare la conclusione.

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