Gattuso sul Milan: “Troppe teste al comando. Inzaghi? La colpa è di chi rappresenta il club. Destro…”

Queste le dichiarazioni rilasciate da Rino Gattuso stamane a Tuttosport, a margine della campagna “Big Art” (l’iniziativa benefica finanzia progetti per evitare che i bimbi dell’Africa rimangano orfani di madre) di cui è testimonial.

Sul presente del Milan: “Vedere il Milan degli ultimi anni fa male. Quando si vince, il merito è di tutti. Quando si perde, le colpe vanno divise. Il colpevole non è solo Pippo, non è Galliani. È chi rappresenta il club. Bisogna essere obiettivi e bisogna capire se le cose fatte fino ad oggi sono state fatte bene e farsi, tutti, un esame di coscienza. La squadra è composta da buoni giocatori e di qualità. Oggi, però, la qualità non basta. Bisogna avere il fuoco dentro e sudare per la maglia che indossi. Per arrivare ai risultati bisogna seguire questa strada. Niente Champions? La Champions senza il Milan non è uguale. Per tanti anni il Milan è stato protagonista di questa manifestazione ed è il suo palcoscenico naturale“.

Società colpevole: “Io sono stato sempre abituato a vedere una, massimo due persone che prendevano delle decisioni all’interno del Milan. Ora, invece, ci sono più teste e sia i calciatori che l’ambiente lo sentono. Penso che si debba migliorare sotto questo aspetto. Sento dei giudizi molto pesanti nei confronti della presidenza e della dirigenza ma non dobbiamo mai dimenticarci che per 25 anni il Milan è sempre stato al top del calcio europeo e mondiale. Ci può stare un momento negativo“.

Su Inzaghi: “Quando hai pochissima esperienza e ti propongono delle piazze importanti, è difficile rifiutare. È successo anche a me a Palermo. Quando inizi ad allenare hai un’adrenalina addosso maggiore di quando giochi. Non so quante persone, davanti a delle offerte così prestigiose, avrebbero la lucidità di rifiutare. È un allenatore giovane, merita fiducia e tempo. Quando lo hanno scelto gli si chiedeva di essere quello che, ancora, non è ovvero un tecnico d’esperienza. Quella te la fai solo dopo anni in panchina. Ferguson ha vissuto un calcio diverso. Pippo deve essere comunque contento perché si vede che i giocatori giocano per lui. È vero, i risultati non stanno arrivando, ma squadra e società sono con lui. Se l’ho sentito? No, perché quando fai questo lavoro, hai poco tempo da dedicare agli altri. Non voglio rompere le scatole anche perché non mi piaceva, a me, ricevere troppe telefonate quando ero in panchina”.

Su Destro: “Non ho mai visto un singolo giocatore che arriva e risolve tutto. Forse Maradona era così. In questo momento è la squadra che deve fare il salto di qualità e se riuscirà a farlo, allora anche Destro potrà rendere al meglio“.

Sul caso Mexes con la Lazio: “Da allenatore mi sarei arrabbiato anche io e sicuramente mi sarei arrabbiato e avrei preso dei provvedimenti. Anche se, quando giocavo, anche io ho commesso degli errori. Sarebbe da capire cosa gli è saltato in mente in quel momento. Sono cose che, nel calcio, ci stanno ma, quando le fai, devi assumerti le tue responsabilità“.

La panchina rossonera, magari… “Sarei un ipocrita se dicessi di no. Tuttavia ho scelto un percorso diverso, di lavorare sul campo, in piazze difficili. Io ho passione, voglia di fare questo lavoro ma la strada da percorrere è ancora lunga“.

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