Milan, ora serve almeno l’Europa League. Pippo aggrappato al 4-4-2

Se il Milan non può più sbagliare, il calendario dà una mano. E, soprattutto, la stagione non deve essere considerata già conclusa. Mancano quattro mesi, 18 gare di campionato: il bilancio finale arriverà solo a maggio, poi si vedrà. Di sicuro, per salvare faccia e panchina, Inzaghi dovrà arrivare almeno quinto in classifica (al momento è decimo, quindi distante anche dall’Europa League. E fuori dalla Coppa Italia).

Per farlo, sostiene stamane La Gazzetta dello Sport, l’allenatore rossonero vuole proporre presto il 4-4-2. “Volevo iniziare a giocarci con la rosa al completo, ma a questo punto mi sa che devo accelelare“, ha detto. Sarebbe il terzo cambio di modulo rispetto al passato, dopo il basilare 4-3-3 e l’impegnativo 4-2-3-1 (senza dimenticare il provvisorio 4-3-2-1 di fine 2014). Uno schieramento molto caro al presidente Silvio Berlusconi, da sempre affezionato al classico centravanti. In questo modo Destro, o Pazzini in alternativa, agirebbe come vero nove e Menez da seconda punta. A centrocampo sugli esterni meglio Honda a destra, vista l’intesa con Abate, e Bonaventura sulla sinistra, ma visto il suo recente infortunio nel breve periodo ci sarà spazio per il valido Cerci. E in mezzo De Jong-Montolivo, pur considerando Poli e Muntari delle soluzioni. Poche chance per van Ginkel, pochissime, secondo la Rosea, per il nuovo arrivato Suso. Ieri a Milanello la squadra non si è allenata, giornata di scarico fisico ma in primis mentale: l’esperimento inizierà da oggi.

Non è da escludere di assistere subito al cambiamento di “versione”. Domenica sera a San Siro arriverà il Parma, fanalino di coda della Serie A e primo avversario da battere per un febbraio soft sulla carta: Empoli e Cesena arrivano al momento giusto, la Juve forse no. L’Europa necessaria per salvare Milan e Inzaghi: adesso le risposte sul campo.

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