Sulla bontà dell’acquisto di Suso non si discute. Ma quale utilità?

Come in ogni squadra nel mondo del calcio qualcuno è destinato inevitabilmente a sedersi in panchina più di altri, vuoi per deficit tecnici, vuoi per ragioni di giochi di potere all’interno del gruppo spogliatoio. Spesso a farne le spese sono i più inesperti, i giovani. Caso vuole che anche al Milan, spesso e volentieri, un giovane talento acquistato nell’ultima sessione del mercato, non abbia quasi mai fatto capolino dal suo posto in panchina: stiamo parlando di Suso.

Il ragazzo arrivato nella finestra invernale del calciomercato dal Liverpool, sembrava poter essere un buon prospetto per il futuro più prossimo del diavolo. In Inghilterra non ha lasciato un segno indelebile, ma tuttavia si è fatto apprezzare per qualche partita, meglio ha fatto in Spagna nelle file dell’Almeria. Non solo, è dall’under 15 che i selezionatori della nazionale spagnola lo apprezzano e lo convocano, e tutt’ora la nazionale under 21 punta sul classe ’93. Qualcosa vorrà pur dire.

Unica controprova a nostro favore gli unici 11 minuti di gioco di Suso nel match di Tim Cup con la Lazio, decisamente troppo pochi per valutare le doti tecniche del ragazzo, schierato oltretutto come terzino, lui che nasce come esterno offensivo. Esulando da discorsi che vanno a intaccare la bontà del suo acquisto, vorremmo mettere una pulce nell’orecchio sull’utilità del suo acquisto: nel ruolo in cui dovrebbe giocare, ovvero esterno d’attacco, abbiamo giocatori a sufficienza tra i vari Cerci, Honda, Bonaventura, Menez, e mettiamoci anche El Shaarawy. In questo momento sarebbe la quinta, se non addirittura la sesta scelta. Poi le ultime che lo vogliono schierato come mezz’ala, lui che mezz’ala non è, fanno ritornare alla mente il trattamento riservato nella prima metà di stagione a Riccardo Saponara. E allora perché puntare su di lui salvo poi lasciarlo marcire in panchina, e non acquistare in zone del campo più sguarnite, vedasi il centrocampo?

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