Luca Barbareschi: “Spero che il Milan torni a vincere col bel gioco. Nel calcio ci vuole gente appassionata”

L’attore Luca Barbareschi, grande tifoso del Milan, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport – Milano & Lombardia, parlando del Milan a 360°, a cominciare dal match vinto contro il Cesena: “Era ora che il Milan tornasse a vincere, ma personalmente mi piacerebbe rivedere una squadra che in campo mette cuore e passione. Mi piace sperare di vincere le prossime partite perché si ha un gioco, con una difesa in grado di sacrificarsi maggiormente e con gli esterni più veloci”.

Sulle questioni societarie e sull’eventuale arrivo di investitori stranieri, Barbareschi replica: “Ormai il calcio è diventato una guerra tra famiglie e giochi politici. Non vedo l’onore di appartenenza alla squadra che ha fatto la storia dello sport. Mi fa effetto vedere che siamo in mano agli orientali, pensando che siano qui per comprare diritti senza chiedere nulla in cambio. L’analisi complottistica fa perdere il gusto per lo sport, toglie il piacere di vedere le partite. Sono stupito che Berlusconi abbia ancora voglia di rimanere in sella, dopo tutto quello che ha subito. La sua figura è un problema psicanalitico dell’Italia. Quando se n’è occupato a tempo pieno, il Milan è andato in cima al mondo, ma erano anche tempi diversi in cui Mediaset praticamente non esisteva. E’ naturale che ad una certa età non posa fare tutto, ci vorrebbe qualcuno con la sua passione e la sua competenza, che ho potuto verificare personalmente quando andavo con lui a Milanello. L’idea che arrivino dei thailandesi mi riporta all’esempio di una Nestlè che un giorno si prende la Pasticceria Vigoni di Pavia: la loro storica torta non avrà mai la stessa qualità. E poi cosa faranno questi “soloni”? Mille riunioni di consigli e contro-consigli d’amministrazione per cambiare un portiere? Se pochi ricchi controlleranno il calcio mondiale, si omologherà tutto. Continuo a preferire gli appassionati come Berlusconi e Moratti o il mio amico Viperetta che nel suo delirio ci mette passione”.

Qualche parole su Ruud Gullit, ieri a San Siro: “E’ stato un grande calciatore. Mi ricordo che Berlusconi a Milanello si raccomandava di non fare sesso prima delle partite. E Gullit rispondeva che senza sesso correva male. Mi limito ad osservare che non sempre i grandi giocatori diventano grandi allenatori o dirigenti, un po’ come i grandi attori che non sempre diventano grandi registi. Un allenatore deve sapersi imporre psicologicamente sui ragazzi pieni di ormoni, sogni e strani grilli in testa”.

La conclusione è su Inzaghi: “Non credo che abbia perso l’occasione, ma è vittima dell’isteria di un mondo che in sei mesi o dopo tre partite perse ti decreta già come bollito. Può aver sbagliato scelte, ma ci vuole pazienza e lo sport non è matematica”.

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