Il vero numero 10

Nome da attore, Jack, cognome da personaggio dei fumetti, Bonaventura, sorriso da risolutore di problemi. E una storia esemplare. Nella notte degli Oscar (appena andata agli archivi) il film di Milan-Cesena passerebbe inosservato ma l’interpretazione del milanista è talmente convincente da meritare una nomination, più l’approfondimento de La Gazzetta dello Sport, nonostante la mediocrità della pellicola.

Bonaventura ieri ha accompagnato lo spettatore dall’inizio alla fine, convincendolo a non abbandonare la visione generale della modesta gara e a sperare che qualcosa di bello prima o poi sarebbe successo. E ci mette pochissimo per impensierire Leali e favorire il gol di Poli, poi annullato per fuorigioco di Destro. Il ruolo da protagonista ce l’ha cucito addosso, schierato trequartista nel nuovo modulo di Inzaghi: il 4-3-1-2. Buona soluzione per due motivi: garantisce una discreta copertura degli spazi e coinvolge gli interpreti più idonei a far crescere qualità e dimensione della squadra. Menez stavolta ha fatto solo da importante spalla, la trama l’ha sviluppata il giovane azzurro. Al centro di tutto: nella posizione e per l’equilibrio generale. Intelligenza calcistica da vendere, capisce quando spingere in attacco e quando dare una mano al centrocampo. Non manca nemmeno il lavoro sporco.

Il gol dell’1-0 manda al tappeto il Cesena, nella ripresa colpisce un pelo e batte la punizione dalla quale deriva il rigore su Antonelli, poi realizzato da Pazzini. Inzaghi ha trovato il vero 10.

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