Leadership cercasi: il Milan del futuro si costruisce sulle (poche) certezze del presente. Ecco quali

In un momento della stagione in cui l’unico obiettivo rimasto –l’Europa League- si allontana all’orizzonte di un 2015 da incubo, i rossoneri fanno già i conti con qualche pensiero sul futuro e sul Milan che verrà. Per capirci qualcosa, inevitabile guardarsi alle spalle e alla stagione in corso che, al netto di delusione, rabbia e frustrazione, deve essere analizzata con lucidità anche –perché no- con l’aiuto dei numeri. Numeri che, se analizzati nell’ottica del minutaggio complessivo dei giocatori in rosa, spiegano molto della mancanza di personalità e di leadership tecnica, soprattutto nei ruoli cruciali dello schieramento di Inzaghi.

Non sorprende che l’andamento del Milan sia andato di pari passo con quello di Menez, giocatore più impiegato della rosa ma discontinuo per  definizione, seguito a ruota da Bonaventura e Diego Lopez che, dopo l’infortunio rimediato alla seconda di campionato, è mancato solo per una giornata di squalifica. Scorrendo la speciale graduatoria, stupisce molto di più trovare Honda, Abate e De Sciglio che, pur con il loro carico di infortuni o di viaggi in Coppa d’Asia, completano il quadro dei sei più impiegati. Pesa la mancanza di leadership tanto che, oltre a un De Jong in odore di addio e falcidiato dai problemi muscolari di una stagione post-Mondiale, ad inizio anno si faceva conto su Alex che, anche a causa di muscoli non più affidabilissimi, è lentamente uscito dai radar fino a sedersi in panchina. È così che assistiamo alla parabola di Mexes, testa calda ma personalità da vendere, che si è scoperto fondamentale, se non indispensabile, dopo un inizio anno da separato in casa, prigioniero di squalifiche e di un contratto pesante in scadenza, che non verrà rinnovato nemmeno a cifre inferiori.

Guardando al Milan del futuro, non si può prescindere dall’individuazione di alcuni pilastri che, per tecnica e personalità, dovranno guidare il cammino, resistendo alla tentazione di buttare tutto in mare e ripartendo dalle poche certezze di un’annata disgraziata. I punti fermi saranno sicuramente Diego Lopez, certezza con tonnellate di esperienza internazionale, Bonaventura, tuttofare dal rendimento sicuro, e Antonelli, arrivato a gennaio ma già eletto leader per applicazione, qualità e fede milanista. Abate e De Sciglio dovrebbero completare il reparto dei terzini, mentre le situazioni da chiarire sono soprattutto a centrocampo e in attacco. In mediana si annuncia una vera e propria rivoluzione perché, mentre De Jong non dovrebbe rinnovare, bisognerà capire se Montolivo sia il giocatore giusto a cui affidare le chiavi della costruzione del gioco. Davanti, sarà necessario decidere se rinnovare la fiducia incondizionata a Menez, se riscattare Destro e farne il centravanti del futuro e, soprattutto, se puntare ancora su El Sharaawy. Per tornare grande il Milan ha bisogno di leader.

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