C’è solo rassegnazione. E per il futuro l’unico nome è Conte

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Di solito quando si perde al 90esimo ti resta l’amaro in bocca. Non te l’aspettavi e ci rimani male. Invece a Firenze é stata una cosa normale. La sorpresa era semmai trovarsi in vantaggio al Franchi a 8 minuti dalla fine. Sembrava una cosa strana, anomala, non in linea con questa stagione.
I due gol delle riserve viola hanno rimesso le cose a posto. Questa si chiama rassegnazione. Triste rassegnazione. Quella dei tifosi che non vanno più allo stadio, figurarsi a Casa Milan. Quella della stampa, che non sa più nemmeno cosa e come criticare e allora già spara nomi di allenatori per l’anno prossimo sponsorizzati dall’una o dall’altra corrente societaria. Quella di Inzaghi che prova a trovare il bicchiere mezzo pieno laddove ormai sono tutti rotti, i bicchieri. Quella della società che ritiene ormai anche inutile l’esonero visto che la deriva di questa stagione é impossibile da fermare e di obiettivi non ce ne sono più. L’unico è sperare che arrivi in fretta il 31 maggio per lasciarsi alle spalle la seconda annata non da Milan. Quella del Presidente che non va più a Milanello ed è come sempre al centro di mille pressioni famigliari più che di reali trattative per la cessione del club.

Come ho spiegato l’ultima volta, di questo argomento non voglio parlare perché é materia troppo delicata e ricca di troppe invenzioni. Da troppi anni si parla di russi, arabi, cinesi, albanesi, libici, libanesi, americani, messicani, thailandesi e chi più ne ha più ne metta. Per ora l’unica certezza é che l’unico che tra un mese ripianerá 70 milioni di debito si chiama Silvio Berlusconi. Anzi Fininvest per l’esattezza.

Rimaniamo allora sull’aspetto tecnico, che nemmeno quest’anno prescinderà da quello economico. Berlusconi e Galliani sono convinti, a torto o a ragione, che questa squadra così com’è possa rendere molto molto di più. Basta affidarla a un bravo, anzi bravissimo allenatore. Da qui l’idea di ingaggiare un fuoriclasse della panchina, anche a costo di corrispondergli un ingaggio elevato. La scelta é quindi quella di destinare le risorse economiche per un bravo allenatore più che per grandi giocatori. Tanti partiranno, pochi arriveranno. Pochi, italiani e non cari. Soprattutto arriveranno a centrocampo, il reparto più bisognoso qualitativamente e numericamente. In questo senso Valdifiori é un nome credibile. E poi bisognerà azzeccare la composizione dell’attacco. Non ci saranno né Pazzini né Destro, che non sará riscattato. Al loro posto un attaccante nuovo e il ritorno di Matri. Che ritroverà un suo vecchio maestro, Antonio Conte.

Gli altri nomi li porterà via il vento, come ogni anno. Perché quello di Conte é il nome che hanno scelto Berlusconi e Galliani, cioè coloro che decidono al Milan. E che decideranno anche nella prossima stagione. Con buona pace dei menestrelli e dei suonatori di serenate. Stonati.

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