Dopo la vittoria di sabato sera contro il Cagliari, il morale del Milan si è finalmente risollevato. Anche se di poco, sembra essere migliorata anche l’aria che si respira a Milanello: forse saranno stati i segnali arrivati dalle tribune di San Siro a dare la carica alla squadra di Filippo Inzaghi. In questa stagione, proprio al Meazza, i rossoneri hanno incontrato diverse e inaspettate difficoltà. Il Milan ha conquistato solo 25 punti sui 45 a disposizione: sette vittorie, quattro pareggi e altrettante sconfitte. Il fattore campo non è stato quindi favorevole per i rossoneri, soprattutto nei primi mesi del campionato in corso.
Dopo un inizio di 2015 disastroso con le sconfitte contro Atalanta e Sassuolo, la situazione è notevolmente migliorata. Gli uomini di Inzaghi hanno vinto contro Cesena, Parma e Cagliari: guadagnando così nove punti preziosi in ottica Europa League e soprattutto per dare respiro al tecnico piacentino in evidente difficoltà. Le vittorie sono arrivate contro le ultime tre della Serie A, ma non sono state sicuramente tre passeggiate. Ogni successo è stato meritato ed è figlio di grandi sacrifici, molti di più di quelli che si pensavano potessero servire ad inizio stagione. Ora però dobbiamo proiettarci verso il futuro e verso le prossime sfide. Dopo la sosta delle Nazionali, il Milan sarà impegnato in una serie di gare molto difficili tra le mura amiche di San Siro.
Il 12 aprile giocherà contro la Sampdoria, nel turno infrasettimanale del 29 contro il Genoa, il 10 maggio contro la Roma e si chiude con il Torino nella penultima giornata di campionato. Dopo la sfida contro i blucerchiati, i rossoneri giocheranno il derby tra le mura amiche, anche se formalmente si giocherà in casa dell’Inter. Esclusa la gara contro i granata che in teoria non dovrebbe rappresentare un grosso problema, i rossoneri dovranno affrontare quattro gare molto complicate a San Siro. Invertire la tendenza e riuscire ad inanellare una serie di risultati utili sfruttando il fattore campo, significherà fare passi importanti verso le posizioni che contano della classifica. Se così fosse, avrebbe ancora senso a pensare all’Europa.