Da Torres a Cerci: quello di Pippo non è un Milan per attaccanti

Tutto si sarebbe aspettato Filippo Inzaghi, prima di prendere la guida della panchina rossonera, tranne di avere le difficoltà maggiori nella gestione del reparto di attacco. Per uno che ha vissuto per il gol, con una carriera perennemente sul filo del fuorigioco e un istinto innato per buttare la palla in rete, sembra un paradosso ritrovarsi ad affrontare la difficile gestione degli ex colleghi di reparto. Eppure i più scontenti in casa Milan sembrano proprio essere quelli deputati a fare gol.

A parte Menez, capocannoniere con 15 gol e sostanziale libertà di azione su tutto il fronte offensivo, la classifica marcatori degli altri attaccanti rossoneri piange, tanto che si è parlato di un gioco poco adatto ai centravanti. Ne sanno qualcosa Pazzini, un solo gol all’attivo e quella critica della moglie via twitter, e Destro, al momento lontano dal riscatto e spesso avulso dalla manovra. Ne sa qualcosa anche chi non è più a Milanello, però, come i vari Torres e Niang che, lontano da Inzaghi, sembrano rinati a suon di gol e titolarità.

A faticare, comunque, non sono soltanto i centravanti, ma anche gli attaccanti che agiscono sulle corsie laterali. A inizio anno era El Sharaawy quello “incazzato” per le panchine ma, dopo l’infortunio, il suo posto sembra essere stato preso da Cerci, in panchina in 5 delle ultime 6 gare di campionato e protagonista di un alterco con l’allenatore dopo Milan-Cesena. Se a faticare è anche Honda, che nel girone di andata sembrava una pedina imprescindibile, è chiaro che quello di Inzaghi non è un Milan per attaccanti. A uno dei migliori numeri nove di sempre il compito di invertire la rotta.

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