CHIAVE TATTICA/ Il tracollo definitivo di Inzaghi

Dopo la figuraccia rimediata contro l’Udinese, il Milan mette in scena un’altra prestazione a dir poco disastrosa e viene sconfitto con merito da un Genoa superiore sotto ogni aspetto. Dal punto di vista tattico, Inzaghi propone un 4-3-3 senza né capo né coda, con gli interni di centrocampo che non svolgono la fase di interdizione, con le ali che non ripiegano e con un attacco in partenza privo di Pazzini, l’unico in grado di svolgere a dovere il lavoro sporco e di creare seconde palle giocabili per i compagni.

In questo modo, in mediana, il Milan soffre, perde contrasti e palloni ed espone una retroguardia discontinua e disattenta ad azioni di rimessa e spazi tra le linee. Il Genoa ringrazia, ne approfitta e vince la partita. Inzaghi sbaglia tutto, prova a fare la partita, ma imposta malissimo il centrocampo (De Jong è l’unico incontrista), si sbilancia a più riprese, concede con regolarità azioni di rimessa e varchi e nemmeno dimostra di essere in grado di correggersi e di adottare contromisure.

Perché non avere mai dato importanza, in mediana, alla fase di non possesso? Perché ostinarsi a schierare Bonaventura a centrocampo? Perché proporre un attacco leggero, che non contempli la presenza fissa di un centravanti come Pazzini, bravo a giocare di sponda? Perché non fare (più) ripiegare gli esterni offensivi? Domande, queste ultime, che non avranno mai una risposta. Sì, proprio così: per Inzaghi, infatti, l’ora dell’esonero è vicinissima.

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