CHIAVE TATTICA/ Quando Inzaghi sbaglia e persevera

Nella partita della svolta, il Milan non va oltre l’uno a uno ed è costretto a dire addio in maniera quasi definitiva alla speranza di qualificarsi per l’Europa League. Le condizioni per vincere la partita ci sarebbero: la Samp scende in campo con un 4-2-3-1 poco equilibrato, con Eder ed Eto’o che faticano nei ripiegamenti, non aiutando i deboli terzini blucerchiati e lasciando scoperte le fasce, e con Soriano che non sempre è perfetto in fase di copertura. Peccato che Inzaghi non adotti le giuste contromisure.

In attacco, gli inconcludenti Cerci e Destro non si rendono utili alla causa e falliscono occasioni facili, mentre Menez, che ha sulla coscienza l’uno a zero della Samp, è costretto a ripiegare a più non posso, a badare in prevalenza alla fase di non possesso e a giocare in una posizione non sua. Discorso uguale a quello fatto per il francese vale per Bonaventura che, pur essendosi espresso al meglio come esterno d’attacco, continua a essere utilizzato nella posizione di interno di centrocampo. Un ruolo, quest’ultimo, in cui Jack evidenzia limiti fisici, recupera pochi palloni e perde di smalto, intraprendenza e lucidità.

Ecco allora che, con un centrocampo in cui l’unico a fare filtro è Nigel De Jong e con un attacco impostato addirittura peggio della linea mediana, il Milan non riesce a battere una Sampdoria in netta difficoltà. Altra occasione sprecata. Eppure, lasciando in panchina Cerci e Destro e schierando dal primo minuto il dinamico Poli e il vivacissimo Suso, i rossoneri avrebbero potuto centrare i tre punti senza troppi problemi e rilanciarsi in chiave Europa League.

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