Donnarumma si racconta: “Feci il provino per l’Inter, ma il Milan mi volle a tutti i costi. Sogno la Nazionale”

Classe ’98, 197 centimetri. Sono i dati anagrafici di Gianluigi Donnarumma, portiere delle giovanili del Milan che in questa stagione sta facendo da spola fra Allievi, Berretti e Primavera. Intervistato da vivoazzurro.it, il giocatore si è raccontato: “Milan? In verità il provino, due anni fa, l’ho fatto con l’Inter e l’esito fu anche positivo ma poi è intervenuto il Milan che, dopo avere chiamato il presidente della mia società, ha deciso di prendermi. Il Milan è la squadra del mio cuore; tifo rossonero da sempre e il mio sogno è di diventarne, un domani, la bandiera. Nazionale? Ancora non ci credo. Se penso che nell’arco di così poco tempo ho raggiunto la serie A e la Nazionale, mi dò un pizzico per risvegliarmi”.

Come hai iniziato a giocare? “Mio zio Ernesto mi portava per mano sui campi del Castellammare e mi trasmetteva col suo amore per questo sport, passione e fiducia. Avevo solo 4 anni e lui già vedeva in me la stoffa del portiere. Entrai nella scuola calcio con quel ruolo che non ho mai abbandonato, anche spinto dall’esempio di mio fratello più grande che, appena quattordicenne, ci lasciò per andare nelle giovanili del Milan. Purtroppo mio zio è venuto a mancare presto, circa 10 anni fa, e nella scuola calcio ho trovato Ernesto Ferrara, preparatore dei portieri, a cui devo molto. Con lui sono cresciuto tecnicamente e non solo, fino ad arrivare a due anni fa, quando c’è stato l’interessamento dei club di serie A. Il sogno Azzurro lo coltivo da sempre. Ho davanti a me l’esempio di Buffon, il più grande di tutti, di cui spero di raccogliere l’eredità in Nazionale”.

Milano? “Mi trovo bene. Vivo nel convitto del Milan dove si occupano di me e del mio futuro. Continuo a studiare e quest’anno andrò in quarta ragioneria. Un passaggio, quello di vivere da solo ad appena 14 anni, che devo ai miei genitori: mi hanno accompagnato in questo percorso, dandomi forza e tranquillità. A loro va il mio primo ringraziamento. San Siro? Mamma mia, che emozione. Sempre la stessa, ogni volta che esco dal tunnel e vado verso la panchina, rivivo il mio sogno di bambino”.

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