“Serve parlare meno e correggere i difetti. Tifosi rossoneri, nessuna isteria”

Venghino signori venghino, altra corsa, altro regalo. Il luna park della Serie A 2015/16 ha aperto i battenti da sei giornate e le montagne russe sono l’attrazione preferita da parte della maggior parte delle compagini presenti, Milan compreso.
La speranza di poter dare continuità dopo le due vittorie conseguite contro Palermo e Udinese, è stata viva nella maggior parte dei tifosi rossoneri in questi giorni. Divisi come il solito tra scettici e sognatori, i supporter milanisti sono più concentrati a poter ostentare un “l’avevo detto io”, piuttosto che attendere gli sviluppi di una costruzione ancora in corso sotto tutti i punti di vista.
Condannare il livello di pazienza della tifoseria oramai in riserva da diversi mesi sarebbe ingeneroso, soprattutto se a farlo dovessi essere io, fautore di una contestazione durata diverse stagioni, purtroppo.
Ma le eccessive critiche, spesso basate su pregiudizi extra calcistici, non possono essere d’aiuto ad una squadra ancora alla ricerca di certezze e convinzione. Sono cambiati diversi allenatori, uno più diverso dell’altro. Allegri il riflessivo con i suoi snervanti “muovila muovila”; Clarence Seedorf con la sua idea di calciatori non in linea con le casse societarie; Pippo Inzaghi con la sua nauseante positività post sconfitte ed infine l’attuale sergente di ferro Sinisa figlio della generazione che ha vissuto la guerra dei Balcani.
Se tutti quanti hanno avuto o stanno avendo difficoltà nel gestire un gruppo di ragazzi dalle modeste capacità tecniche, un minimo comune denominatore ci deve essere. Chi prima e chi dopo, ha preso coscienza delle carenze societarie nella costruzione della rosa rossonera da parte del dirigente massimo in casa milanista.
Se prima c’era per alcuni l’alibi delle poche risorse a disposizione, quest’anno non potrà più avere scusanti. Ma detto sinceramente, preferisco non parlarne più e concentrarmi invece sui piccoli sogni e le flebili speranze di ritorno alla competitività che ci sono concesse con l’ultimo calcio mercato.
Il Milan di quest’inizio di stagione, parole di Mihajlovic, gioca un tempo a partita. Che questo atteggiamento sia figlio della immaturità della rosa o semplicemente del calo di concentrazione dei suoi ipotetici leader, è troppo presto per saperlo. Ed il fatto di essere in buona compagnia, seppur non appaghi la delusione per i continui passi falsi nel momento dell’accellerazione, per lo meno rende chiara l’idea che non sarà un campionato facile per nessuno.
I primi 45 minuti di Genova, hanno visto sbugiardare le convinzioni ostentate in conferenza stampa.
“Se vincessimo, faremmo un bel passo in avanti” ha sentenziato Sinisa. Risultato? Partita persa giocando malissimo.
“Quest’anno la nostra reazione ai goal subiti è decisamente diversa” cit Montolivo dopo il lambrusco. Risultato? Preso goal al 10’ del primo tempo, abbiamo reagito goffamente all’88 del secondo.
“Non giocavo da anni nel ruolo di mezz’ala. Ma mi sono trovato bene e mi piacerebbe ripropormi in quel ruolo” cit De Jong. Risultato? Giocatore preso a pallate dagli avversari come se fosse vittima di nonnismo in una caserma militare.
In poche parole, amici miei, sarebbe meglio che si parlasse di meno e ci si concentrasse maggiormente sui palesi difetti ostentati in quest’inizio di campionato.
Gasperini ha saputo leggere la partita meglio del serbo ed ha messo pressione all’ unica fonte di gioco in nostro possesso, Riccardo Montolivo. Pressato a turno dalle punte rossoblù, il centrocampista rossonero è andato in difficoltà per la maggior parte della partita. Considerazione confermata dal fatto che, seppur in inferiorità numerica, il Milan abbia ripreso vita proprio nel momento di meno pressione da parte del Grifone. Pressare Pirlo, è stata per molto tempo l’idea di chi voleva bloccare il rimpianto centrocampo del Milan dei sogni. In tanti ci hanno provato ed in pochissimi ci sono riusciti. Ma Riccardo non è Andrea e i compagni si reparto non sono gli stessi, purtroppo. Urgono quindi soluzioni alternative che l’allenatore non è riuscito ancora a trovare. Speriamo accada presto.
Non bastano i timidi miglioramenti da parte di Bertolacci e la conferma della intelligenza tattica di Kucka, per risollevare dalla delusione dei tifosi dopo la terza sconfitta stagionale. Ma lasciarsi comunque prendere dalle isteriche valutazioni in questo momento della stagione, non ha per niente senso. Dando lo sguardo alla classifica infatti, non si può non notare come all’appello manchino ancora troppe squadre e che si sia solamente alla sesta giornata. Fino a poche ore fa, l’Inter era destinata ad una fuga senza eguali. Osannata dai media e simpatica ad arbitri e dea della fortuna, eccola ritrovarcela ancora a soli 6 punti avanti. Tanti a colpo d’occhio ma ai fin dei conti figli di una sola partita, lo scontro diretto. Per individuare vincenti e perdenti, c’è tempo. Se nel frattempo chi di dovere sfruttasse tale tempo per “riparare” agli errori in sede di mercato estivo, potremmo anche sognare un futuro più roseo. Altrimenti prevedo che noi tifosi si rimanga sulle montagne russe, auspicando che qualche dirigente salga finalmente sul “calcio in culo”.
Vi aspetto su Twitter (@nonevoluto) e su Facebook alla pagina “Milanisti Non Evoluti 2.0″, Alessandro Jacobone

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