Berlusconi: “Me ne andrò solo dopo aver vinto ancora. Presi il Milan perché mi ricordava l’infanzia e mio padre. Mai dettato formazioni, spesso le suggerivo”

È prevista per domani l’uscita della biografia di Silvio Berlusconi, “My Way”, scritta da Alan Friedman. Il numero uno rossonero ha parlato, oltre che della sua vita e della sua carriera imprenditoriale e politica, anche di Milan e del significato che il club meneghino ha assunto nella sua viita: “Il vero significato del Milan per me è che mi ricorda l’infanzia, mi ricorda mio padre. Ne parlavamo quasi ogni sera, quando lui tornava dal lavoro. Quando mi chiedeva della scuola e dei compiti, io cercavo subito di indirizzare la conversazione sul Milan. A quell’epoca non era un grande club, non vinceva mai niente. Ma in qualche modo mi proiettavo in quella squadra. Mi identificavo con i singoli calciatori. Fantasticavo. Così quando nel 1986 mi proposero di comprarla, pensai subito a mio padre, e mi decisi. Comprai il Milan anche per questo“.

La Gazzetta dello Sport, in edicola oggi, fornisce numerose anticipazioni della biografia, ciascuna ricca di spunti interessanti. Una su tutte la questione delle formazioni dettate, o suggerite, dal presidente agli allenatori: “Ho mai dettato una formazione? No. Ne ho suggerito una? Certo. Molto spesso. Discuto sempre con i miei allenatori, parliamo della formazione e di ciascun calciatore prima di ogni partita non ho mai abusato della mia posizione di proprietario e presidente del club. Non ho mai tentato di essere superiore al coach. Dopo tutto, è lui il responsabile dei risultati della squadra. Con Sacchi, per esempio, abbiamo inventato la formula di un Milan che avrebbe sempre comandato il gioco, abbiamo inventato una squadra che si sarebbe sempre divertita a giocare, che avrebbe rispettato gli avversari e per questo sarebbe stata applaudita dai suoi tifosi. Ecco, credo che adesso questo concetto sia ormai un elemento fondamentale del Dna del Milan“.

Oltre alla questione “formazioni” in casa Milan si parla spesso dello “stile Milan”, ecco che Berlusconi cerca di spigare in cosa consiste: “Lo stile Milan è un comportamento sempre corretto, in campo e fuori dal campo. Significa essere leali nei confronti degli avversari, evitare reazioni eccessive e mantenere la calma qualunque cosa succeda. E significa anche un certo modo di presentarsi. Oggi, per esempio, ci sono giocatori coperti di tatuaggi o con strane pettinature. Ai miei tempi, mi spiace usare quest’espressione, io controllavo perfino il nodo della cravatta, prima che un calciatore si presentasse a fare una dichiarazione in tv“. Quando si tratta di “stile Milan”, comunque, non si po’ prescindere da due bandiere, due esempi di cosa intendesse Berlusconi: “Dei vecchi giocatori di quando ho cominciato la mia missione nel Milan io ho soprattutto nel cuore Maldini e Baresi. Mi piacerebbe che il mio Milan tornasse all’eleganza e allo stile che hanno sempre fatto parte della sua storia“.

Altro marchio di fabbrica dell’epopea Berlusconiana è, senza dubbio, l’internazionalità del Milan. La squadra che ha vinto tutto in Europa e nel mondo e che ha regalato numerose gioie sia al presidente che a tutti i tifosi. Un posto particolare nella memoria lo ha la prima Coppa dei Campioni vinta, a Barcellona, contro la Steaua Bucarest: “Quella di Barcellona fu la prima vittoria internazionale del mio Milan. Giocammo una partita straordinaria, e in quel momento il Milan sembrava proprio la più forte squadra del mondo, con un gioco praticamente perfetto. Comunque fu la mia prima vittoria in Coppa dei campioni, ed è rimasta non solo nel mio cuore, ma nel cuore di tutti gli innamorati del Milan“.

Non è mancato, ovviamente, un riferimento all’attuale vicenda societaria che vede Mr. Bee in procinto di acuisire parte del club: “Ho detto ai miei figli che quando me ne sarò andato, se credono, potranno vendere tutto tranne due cose: la maggioranza del Milan e la casa di Arcore“. Resta, quindi, alla guida del Milan con la maggioranza: “Me ne andrò solo quando avrò vinto un’altra volta“. Parola di Silvio Berlusconi.

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