Così è come non averlo…

Una partita anonima, l’ennesima della lunga serie in rossonero. Aveva la possibilità di riprendersi il Milan, ma a questo punto tutto lascia presagire che lo abbia perso definitivamente. Il ritorno a casa, in quella Torino in cui aveva fatto grandissime cose e con cui si era conquistato addirittura il pass per il Mondiale brasiliano, è stato traumatico per Alessio Cerci che, al momento della sua mesta uscita dal campo, ha dovuto subire anche quella bordata di fischi dai suoi ex tifosi, che tanto male gli ha fatto, così male da twittare tutta la sua rabbia e la sua delusione per quanto accaduto. “Mi hanno pugnalato alle spalle”, è stato addirittura questo il suo commento nella mattinata di oggi in merito al comportamento dei suoi ex tifosi.

Parole amare, parole che però sono l’emblema di tutta la fragilità e la debolezza con cui il ragazzo è costretto a convivere in questo momento, ma che in realtà sono il leitmotiv della sua intera (o quasi) carriera calcistica fin qui. Fischi che hanno una motivazione ben precisa, quelli della curva Maratona, e hanno origine sempre da alcune dichiarazioni fatte dal giocatore in passato, al momento del suo passaggio dal Torino all’Atletico Madrid. Fischi che, però, non sarebbero cambiati se la partita si fosse giocata a campi invertiti. I tifosi del Milan non lo hanno mai risparmiato, infatti, da critiche e lamentele di disapprovazione e, per quel che riguarda la prestazione in campo nella gara di ieri sera, sarebbero stati anche ampiamente meritati.

Cerci, infatti, ha sprecato la possibilità che Mihajlovic gli aveva concesso, mettendolo titolare per la prima volta in campionato e disegnandogli un modulo fatto apposta per lui. Invece la partita del 28enne romano è stata ampiamente insufficiente. Non ha mai attaccato lo spazio cercando la giocata, pochissimi spunti, poca corsa, grinta manco a parlarne, tantissima banalità con il pallone tra i piedi. Una prestazione che difficilmente gli offrirà la possibilità di avere un’altra chance in rossonero. Sotto i riflettori, visto che era il più atteso, ha dimostrato di essere indietro sia al livello tattico, ma soprattutto al livello psicologico, tanto da essere ripreso più volte, anche durante la partita, dal tecnico e da alcuni compagni.

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