Poco tempo per decisioni pesanti: anche il 4-3-3 non ha convinto

Sembra impensabile che a fine ottobre una squadra di serie A non abbia ancora deciso fermamente quale modulo adottare e che il suo allenatore non sia ancora riuscito a dare un indirizzo tattico sicuro ai suoi giocatori. Prima di Torino-Milan il dubbio era tra un prudente 4-4-2 e uno spregiudicato 4-3-3, con il primo fino all’ultimo in vantaggio sul secondo che però a conti fatti l’ha spuntata: un esperimento che non ha portato a nessun salto di qualità e che il solo Mihajlovic è riuscito a difenderlo dopo l’ennesima prestazione grigia dei suoi ragazzi.

Indifendibile Cerci su cui il 4-3-3 è stato modellato. Il tecnico serbo lo ha schierato confidando nell’emozione di tornare nello stadio dove è stato lanciato nel grande calcio, salvo poi doversi arrendere all’inutilità delle sue sortite vittime di fischi e svariati insulti dalla Maratona. Se poi ci aggiungiamo un Luiz Adriano sempre più spento, ci possiamo consolare solo con Bonaventura e Bacca. Il trequartista italiano è poliedrico e non si può non apprezzare in qualsiasi ruolo venga schierato; il colombiano, seppur per larghi tratti isolato, in mezzo all’area la fa da padrone e il gol ne è una testimonianza.

Tuttavia, tempo per gli esperimenti ne resta poco: il Trofeo Berlusconi di mercoledì potrebbe davvero essere l’ultima gara per proporre qualcosa di diverso, fermo restando che si tratta sempre di un derby. La scelta sembra ancora lontana e, con il Sassuolo alle porte, Mihajlovic dovrà lavorare con la rosa per trovare la soluzione ottimale e magari perseguirla con costanza: sia essa questo 4-3-3, il 4-4-2 millantato o un ritorno al suo amato 4-3-1-2.

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