Sinisa come Seedorf? Speriamo che la storia non si ripeta

Durante la pausa per le nazionali, quando il campionato si ferma e tra una domenica e l’altra c’è il tempo per fare bilanci e pensare al futuro, si discute tanto, si parla troppo e si fanno largo tante ipotesi. Una delle più assurde, ascoltata in queste ultime ore, è quella che vorrebbe già in discussione il futuro di Sinisa Mihajlovic sulla panchina del Milan. Addirittura si è anche letto che la dirigenza rossonera, non contenta dell’operato del tecnico serbo, abbia già contattato Francesco Guidolin come possibile alternativa. Non sappiamo quanto ci sia di fondato nella notizia, ma è innegabile che la posizione dell’allenatore milanista dipenda dai risultati e che la dirigenza del Diavolo non si farà pregare, se le cose non dovessero andare per il verso giusto, a fare l’ennesimo cambio di guardia in panchina.

Il tutto sembra davvero un paradosso. Dopo un inizio da incubo, infatti, il Milan ha iniziato a far intravedere qualcosa. Undici punti nelle ultime cinque giornate, tre vittorie su cinque, difesa molto meno perforata (solo tre gol subiti) e qua e là anche sprazzi di bel gioco, personalità e organizzazione. Il tutto condito da una squadra che ha scelto la via dei giovani ed italiani per risalire la china, scelta coraggiosa viste le correnti opposte che dominano il nostro campionato. Il Milan molto probabilmente non sarà da scudetto, ma potrebbe togliersi belle soddisfazioni se si lascerà Mihajlovic libero di scegliere, lavorare e, perché no, anche sbagliare. Dopo le ultime due disastrose stagioni, infatti, non si può pretendere tutto e subito e, sebbene sul mercato siano stati fatti degli investimenti importanti, il risultato si dovrà giudicare alla fine e quel che conterà dovrà essere solo il verdetto finale della classifica a maggio.

Al Milan tira però un’aria non del tutto serena e, purtroppo, sembra di rivivere gli ultimi mesi della stagione 2013/2014. All’epoca fu fatto fuori un Seedorf che prese un Milan al ridosso della zona retrocessione e riuscì a fare la bellezza di 35 punti nel girone di ritorno, arrivando ad un passo dal piazzamento europeo. Il motivo? Seedorf non scendeva a compromessi, aveva la (giusta) presunzione di voler decidere scelte tecniche e consigliare quelle di mercato e non vedeva di buon occhio le ingerenze. E, così, un progetto partito appena a gennaio, sotto la volontà del presidente Berlusconi, si interruppe bruscamente a maggio nello scetticismo generale. L’uomo scelto da Berlusconi, purtroppo, non era diventato anche l’uomo di Galliani che al milan aveva, e continua ad avere, troppo potere decisionale, soprattutto per quel che riguarda la squadra.

Sinisa Mihajlovic, un po’ come Seedorf, è uomo di grande personalità, digerisce male le ingerenze, spesso (quasi sempre) preferisce fare come gli dice la sua testa, ha la sua idea sulla rosa (e parlarne pubblicamente, a volte anche attaccandone atteggiamenti e prestazioni in campo, un po’ come fece Clarence quando disse che tre quarti della rosa erano da mandar via, non migliora la sua posizione), non è amato da tutto lo spogliatoio e vorrebbe un’autonomia illimitata. Il tecnico serbo, però, un po’ come fece l’olandese all’epoca, ha dimostrato di saper ascoltare e di poter reggere il ruolo. Ascolta i consigli, ma non gli esegue perché prima di tutto vengono le proprie idee ed ogni volta che può cerca di imporle. Domato, ma non mansueto. Il carattere non si cambia: questa è stata la forza di Mihajlovic (così come quella di Seedorf) da giocatore e, fin qui, anche da allenatore. Ma al Milan se non vinci e non fai quello che ti dicono di fare, hai vita breve. Ricordate Zaccheroni e Leonardo?

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