Miha come Pippo, solo nei numeri: questo Milan ha altre prospettive

Un (altro) nuovo allenatore, quasi 80 milioni investiti sul mercato e la convinzione di potersi lasciare alle spalle due tra le peggiori annate dell’epopea di Silvio Berlusconi. Eppure, numeri alla mano, non si è registrato alcun miglioramento. 24 punti raccolti alla 15^ giornata sono esattamente lo stesso ruolino della stagione 2014/2015: il Milan di Mihajlovic, dopo il deludente pareggio con il Carpi, si scopre pericolosamente simile a quello fragile e scapestrato guidato dodici mesi fa da Pippo Inzaghi. Con in più due malus sostanziali: una distanza più netta dalla Champions (-7 punti contro i -2 dello scorso campionato) a fronte di una rosa più attrezzata e costosa. Il Diavolo si scopre un Gattopardo che non riesce a voltare pagina da quella estate 2012 in cui senatori e top player lasciarono a Milanello un vuoto tecnico e caratteriale ancora incolmato.

Ma servono calma ed equilibrio. Perché se i freddi numeri fotografano una situazione uguale a quella dello scorso anno, e Inzaghi una risata se la starà pure facendo, un’analisi più attenta può aiutare a capire che le due situazioni sono profondamente differenti. Innanzitutto una premessa: il Milan di Inzaghi, sino a Natale, aveva avuto un buon rendimento. I rossoneri chiusero il 2014 in piena zona terzo posto e per Super Pippo si auspicavano rinnovo contrattuale e ruolo “alla Ferguson”: il crollo arrivò da gennaio in poi con una serie di pessimi risultati e prestazioni. E se è vero che Mihajlovic dista in questo momento ben sette punti dalla Champions, è ancora più vero che la colpa è del livellamento verso l’alto della Serie A: le “cinque sorelle” Inter, Fiorentina, Napoli, Roma e la rediviva Juventus stanno tenendo un ritmo decisamente più alto rispetto alle prime del campionato 14/15. La soglia podio si è alzata, e non certo per responsabilità della guida tecnica rossonera.

Perché dunque questo trattamento mediatico severo e critico nei confronti di Sinisa Mihajlovic? Il serbo avrebbe potuto ottenere risultati migliori e un gioco più convincente, ma sta gettando buone basi: la squadra è nettamente più equilibrata, sensata e dotata rispetto a quella fragile e menezcentrica di Inzaghi. Aver lanciato e forgiato gran parte della spina dorsale del futuro, Donnarumma-Romagnoli-Niang, sarà uno dei motivi per cui Mihajlovic sarà ringraziato da qui ai prossimi 10-15 anni. Tirar fuori lo spettro esonero a ogni “non vittoria” del Milan, anche per quest’ultimo motivo, è davvero grottesco. Un finale di girone in discesa e qualche rientro importante come Balotelli e Bertolacci potrebbero saldare la panchina di Miha e portare ottimismo verso il mercato di gennaio, in cui il Diavolo dovrà necessariamente puntellare la squadra per competere in ottica Champions. Altrimenti la colpa sarà ancora dell’allenatore, capro espiatorio di tutti i problemi, e a giugno il ciclo ripartirà di nuovo da capo.

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