De Sciglio-Antonelli, gioie e (ancora) dolori del Milan di Coppa

Alessandria-Milan come “trampolino” per il derby. Mihajlovic, alla vigilia della Coppa Italia, era stato chiaro: per ambire ad una maglia da titolare contro l’Inter serviva fare bella figura (o meglio, a non sfigurare) contro i sorprendenti Grigi. Evitare di snobbare la trasferta di coppa, dunque, come condizione necessaria per ritagliarsi un “posto al sole” in ottica stracittadina. Un appello decisamente comprensibile e netto, ma non ricevuto e ascoltato da tutti. Perché nell’undici titolare, composto sia da titolari sia da riserve, c’è chi ha giocato sottotono (la maggior parte) e chi ha dato il massimo senza risparmiarsi. I terzini in campo, in questo senso, hanno rappresentato al meglio la divisione. Antonelli da una parte e De Sciglio dall’altra hanno mostrato il meglio e il peggio del Milan: il figlio dell’indimenticato Dustin come esempio di risposta positiva a Mihajlovic, l’altro simbolo dell’occasione sprecata per riconquistare punti agli occhi del tecnico.

Molle, impreciso, svampito. La trasferta dell’Olimpico, per De Sciglio, è stata l’ennesima serata da dimenticare di un periodo di vacche magrissime. Troppo brutto per essere vero il numero 2 rossonero, passato nel giro di due anni da enfant prodige del Milan e della Nazionale a ragazzo incapace di fornire un rendimento degno della Serie A. Il match con l’Alessandria, d’altronde, fotografa al meglio il momento disastroso del terzino milanese: ai tanti errori tecnici, De Sci ha unito una preoccupante leggerezza nei contrasti e una esagerata precarietà difensiva, in una gara complessivamente pessima. Un problema di “testa” che ormai lo affligge da due stagioni che gli sta costando tempo perso e poco spazio in campo: Abate è stabilmente avanti nelle gerarchie e anche domenica, nel derby, troverà spazio dal 1′.

Molto male a destra, dunque, ma decisamente meglio a sinistra. La corsia mancina del Milan, dopo anni di problemi, sembra aver trovato un buon padrone. Luca Antonelli non è un campione scintillante, non attira l’attenzione dei tifosi e non è un ragazzo mediatico, ma piace: tanta corsa, unita a propensione per il sacrificio e intelligenza calcistica, lo rendono probabilmente il miglior esterno difensivo della rosa rossonera. Mihajlovic, non è un caso, non ci rinuncerebbe mai. E anche ieri, in una gara sulla carta agilissima, a fare la differenza è stata una sua giocata: la percussione in area da cui sono arrivati fallo e rigore (trasformato poi da Balotelli) è una sua intuizione. Fruttata, al netto di una gara brutta e di tante occasioni sprecate, una vittoria fondamentale in ottica finale di Coppa Italia. Niente di eccezionale, una giocata ordinaria, ma in un Milan modesto come quello degli ultimi anni anche un giocatore “normale” come Antonelli può risaltare e fare la differenza.

Impostazioni privacy