Dialogo avveniristico fra un extraterrestre milanista e…

Simone Basilico è nello staff di SpazioMilan.it dalla sua nascita, l’8 marzo 2011, e collabora con Sprint&Sport, giornale di informazione sportiva di calcio giovanile e dilettantistico di Lombardia e Piemonte. E’ una delle prime firme del sito, specializzato nel settore giovanile rossonero.

– 美しいシルビオ!

– Mi consenta, ma qua parliamo un’altra lingua. Adriano, ci pensi tu?

– سيلفيو جميلة!

– Ribadisco, non comprendo la sua lingua. Adriano, ti ricordi C-3PO? Esatto, quello di Guerre Stellari. Conosceva più di sei milioni di forme di comunicazione, portamelo qua. Offri prestito con diritto di riscatto e, se fanno storie, proponi l’obbligo. Nel caso ricordati che sei riuscito a vendere anche Suso quindi nothing is impossibile, I believe in you.

– Silvio Berlusconi, finalmente ho il piacere di parlare la stessa lingua con lei.

– Non è il primo che me lo confessa.

– Mi avevano detto che fosse molto egocentrico, chissà quanti allenatori avrà fatto fuori per questo carattere…

– C’è un periodo particolare della mia carriera da presidente del Milan che ricordo con grande entusiasmo.

– Immagino gli anni dei tre olandesi, oppure l’epoca di Carletto.

– Macché: è quando le cose andavano male che mi piaceva moltissimo essere il presidente di uno dei club più importanti del pianeta.

– Mi scusi, ma davvero?

– Esattamente così.

– Posso chiederle il motivo? Dalle mie parti abbiamo sorriso per venticinque anni vedendo i vostri trofei, ogni trasmissione dal vostro pianeta è stata monopolizzata da due colori: il rosso e il nero. Che gioia vedere Cesare e poi Paolo alzare Coppe a volontà. Poi, mi duole dirlo, ma con l’arrivo di sua figlia qualcosa è cambiato.

– Era tutta una montatura.

– In che senso?

– Vede, devo ammetterlo: non c’è cosa più difficile di mettere d’accordo i propri figli. Barbara è sempre stata poco apprezzata dai suoi fratelli e sorelle e quando le hanno detto che tutti i posti in Fininvest erano occupati, ha scelto il Milan per avere visibilità. Come potevo dire di no a mia figlia?

– Certamente, ma la squadra per tre anni è stata una sciagura…

– Solo tre? Lei è proprio un vecchio cuore rossonero. Sono stati almeno cinque anni di purgatorio. Anche in campo politico, devo dire la verità, non è che le cose andassero molto meglio. Poi, finalmente, ho capito cosa fare del mio Milan.

– Non ci saremmo mai aspettati che lei, in prima persona, diventasse l’allenatore del Milan.

– Ma avete visto che gioco, poi? Va bene, è vero: sono tornato a spendere come ai vecchi tempi. Però ricordo pagine di giornali che mi deridevano quando dicevo che sarei stato l’allenatore perfetto per la mia squadra. Ma così è stato, non può dire diversamente.

– Due campionati consecutivi. Nell’estate del suo approdo ricordo ancora la folla in piazza Duomo in festa: avevano già tutti capito che fosse finita la ricreazione. Poi quella scalata in Europa: nessun avversario poteva tenervi il campo, macinavate occasioni da gol su occasioni da gol. Un rullo compressore, come quella trasferta al Camp Nou…

– Quando entrai nel campo nel quale Sacchi vinse la prima Coppa dei Campioni, ammetto di aver avuto un tremolio lungo la schiena. Ma dopo novanta secondi eravamo già in vantaggio e avevo già capito che saremmo tornati sul tetto d’Europa. Lo dovevo ai miei tifosi, l’avevo promesso al mio popolo rossonero.

– Ma Barbara che fine ha fatto?

– Ha capito che il sogno della sua vita fosse di fare l’attrice. Si è diplomata alla scuola internazionale di cinema di Roma e poi ha intrapreso quel percorso. Avessi visto la faccia di Galliani quando me l’ha comunicato…

– E Galliani?

– Adriano! Vieni qua. Guardalo: mi è rimasto devoto e ha deciso di servirmi umilmente fino alla fine dei miei giorni. Si era liberato un posto ad Arcore e l’ho nominato capo dei servizio di sicurezza. Devi vedere come lavora bene!

– Come uno schiavo…

– Come un grande tifoso del Milan che ha vinto tutto per 25 anni, prima di prendersi una pausa. Menomale che sono tornato io, sennò tutto il popolo milanista voleva la sua testa. C’è stato un periodo che addirittura avevo a libro paga tre allenatori: cose dell’altro mondo. Anche se ricordo con particolare piacere quando Adriano mi propose un nuovo allenatore. Era un serbo, carattere di ferro e sergente rigido.

– Mihajlovic?

– Proprio lui. Ricordo che una volta lo invitai a cena ad Arcore, arrivò e quando gli servimmo tartine di caviale disse che non gli piacevano. Non mangiò per tutta la sera. Lo esonerai la mattina seguente: il caviale ad Arcore non si rifiuta.

Interviene Galliani

– Sua maestà, Silvio, un tifoso rossonero vuole congratularsi con lei per i successi conseguiti da allenatore del Milan. Si chiama Matteo, ha una cravatta verde.

– Lo faccia entrare. Lei, invece, extraterrestre milanista, mi aspetti qua. Torno subito.

Twitter: @SBasil_10

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