Nocerino: “Al Milan mi sentivo invincibile, tifo perché i rossoneri tornino in Champions. Allegri mi ha dato fiducia”

Antonio Nocerino, prossimo all’avventura Oltreoceano in America, ha parlato del Milan e del suo passato rossonero: “Sono convinto che ce la farà per il terzo posto. Il Milan deve tornare a casa sua, in Champions: tifo per i miei ex compagni. C’è un grande gruppo, unito e composto da ragazzi d’oro. Con tanti giovani italiani come Donnarumma, Antonelli e Bertolacci che diventeranno delle bandiere. Le vittorie si costruiscono con spogliatoi uniti e con uomini veri, al Milan ci sono. Per questo tornerà in alto. Mihajlovic? Non ho rancore, anche se ho giocato appena 65 minuti in campionato e una mezz’oretta in Coppa Italia. Io mi sono sempre comportato seriamente e da uomo. Pur non giocando, mi sono messo a disposizione dei compagni e dell’allenatore. Non ho rimpianti. Il tecnico ha fatto le sue scelte. Quando scendevo in campo con la maglia del Milan mi sentivo invincibile. Era un’armatura. Sono rimasto innamorato di quei colori che mi hanno regalato emozioni uniche. Da semi-sconosciuto sono diventato idolo e protagonista in uno dei club più importanti del mondo. Se ripenso al coro che mi hanno dedicato i ragazzi della curva mi vengono ancora i brividi: mi hanno fatto sentire un campione, manco fossi Pelè…”.

“Napoli-Milan? La squadra di Sarri sta facendo cose straordinarie. Sono napoletano e tifoso, perciò dico Napoli per lo scudetto. Il cuore mi suggerisce così. Con Allegri si è visto il miglior Nocerino? Mi ha voluto fortemente al Milan e trasformato in un calciatore di livello internazionale. Al mio arrivo a Milanello ero stato accompagnato da etichette e pregiudizi: Allegri mi ha dato subito fiducia e fatto sentire importante, nonostante fossi arrivato in uno spogliatoio pieno di campioni. Con lui sono migliorato negli inserimenti offensivi. Quell’anno, infatti, ho segnato 11 gol”, continua Nocerino.

“Tanti gol grazie ad Ibra? Su di me ne ho sentite tante, troppe. In Italia ti appiccicano addosso delle etichette e fai fatica a far capire alle persone la realtà. Sicuramente giocare al fianco di campioni come Ibrahmovic, Cassano e Boateng mi può aver facilitato. Ma non mi sembra che tutti siano andati in doppia cifra, evidentemente qualche merito ce l’avrò avuto anche io. Almeno nello sfruttare al meglio i loro assist e nel capire i loro movimenti…”, ha detto a Gazzetta.it.

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