Cessione Milan, Silvio ad un bivio: rilanciare con Fininvest o cedere sulla governance

Il nodo della cessione di parte del Milan è la governance, ovvero chi prenderà le decisioni. Se Berlusconi non molla, volendo mantenere poteri e comando, difficilmente troverà davvero un socio forte disposto solo a collaborare anziché decidere nelle scelte strategiche. Toccherebbe ancora a Fininvest rilanciare il club, pompando nuove e importanti risorse in un pozzo senza fondo come si è rivelato questo ramo d’azienda.

Da Mr. Bee è iniziato e forse finito il sogno. La scorsa estate la scommessa sul broker di Bangkok aveva fatto sborsare 90 milioni per la campagna acquisti, la stessa cifra che oggi corrisponde al profondo passivo del bilancio rossonero. La trattativa si è via via raffreddata e, secondo Tuttosport, il segnale negativo lo diede il solo arrivo di Boateng (a costo zero) a gennaio. L’affare con Taechaubol è vivo e fermo, a rischio, e nel frattempo esistono da tempo colloqui preliminari insieme ad altri potenziali soci, quasi solo cinesi (pure americani) i quali valutano la società 1 miliardo di euro. Le possibile offerte, dunque, dovrebbe aggirarsi sulle cifre già proposte dal broker di Bangkok. La holding della famiglia, comunque, non ha certo l’obbligo di vendere, ma restano due nodi da sciogliere: l’opportunità di continuare ad investire su una società in costante perdita e la volontà generale di Silvio su cosa fare del Diavolo. Mr. Bee rimarrebbe un socio ideale, disposto a pagare 480 milioni per il 48% e concentrandosi soprattutto sullo sviluppo del brand in Asia e la sua annessa collocazione in Borsa. Però le fondamenta del castello si sono dimostrate fragilissime e adesso, dopo rinvii su rinvii, si è arrivati alla dead-line di fine campionato.

Da lì dipenderà la prossima stagione, che verosimilmente partirà in ritardo e priva di grandi risorse e degli introiti della Champions. Insomma mercato povero nonostante la squadra necessiti di essere fortemente sistemata e rinforzata. E all’orizzonte il problema fair play finanziario: Barbara ha già fatto visita alla sede dell’Uefa a Nyon e per far tornare i conti si rischia di lasciar perdere l’essenziale pianificazione sportiva.

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