Concorrenza in difesa: Romagnoli resta imprescindibile, ma il Milan riscopre il “vecchio” Sudamerica

Un assenza non sentita, passata in sordina grazie alle buone prove di chi ha dovuto far da rimpiazzo, tra le gambe tremolanti di paura di coloro che al solo sentir pronunciare il nome delle seconde linee provano tale emozione. E il “panchinaro” si tramutò in gallina dalle uova d’oro. L’influenza che ha colpito Alessio Romagnoli ha lasciato i tifosi rossoneri col fiato sospeso e i brividi di terrore proprio prima della delicata sfida col Napoli. Ma dopo due gare, Napoli e Torino, con Cristian Zapata, ecco chi esce dalla panca, al fianco di Alex tutto sembra ancora normale, il Milan non è crollato come previsto.

Una quadratura che ormai sembra assodata da tutta la rosa e non solo dagli undici preferiti di Miahjlovic. Un po’ come al famoso gioco Jenga, tutti si aspettavano che togliendo Romagnoli dal centro della difesa milanista la squadra sarebbe andata distrutta sotto i colpi di un avversario deciso a raggiungere la vetta come gli azzurri di Sarri. Invece, Sinisa perso un tassello importante è stato abile ad inserirne un altro con cura e precisione e il nuovo tassello è stato perfetto, impeccabile e non ha fatto notare l’assenza di un ragazzo che ha già conquistato i titoli di pilastro della difesa.

Senza nulla togliere a Romagnoli che per qualità resta un titolare sicuramente, il Milan scopre di avere un pacchetto di centrali difensivi affidabile: Alex, Romagnoli e Zapata ora fanno invidia a molte di A e mettono in crisi le decisioni del mister. Chi ne guadagna è la squadra: una difesa più solida. La differenza nei gol subiti nelle prime otto giornate evidenzia questo miglioramento netto: all’andata sono stati messi nella porta di Diego Lopez 14 gol, nelle stesse otto partite del ritorno a Donnarumma hanno segnato solo 5 gol. Subire circa un terzo dei gol spinge a pensare che TERZO sia la parola giusta da perseguire.

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