Conte innesca il toto-panchina

Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow.

L’annuncio (atteso) dell’addio di Antonio Conte alla Nazionale dopo l’Europeo francese ha scatenato il toto-panchine. L’effetto domino che potrebbe scattare da qui alle prossime settimane non lascerà il Milan fuori dalla partita. Già, prima di tutto perché l’attuale ct azzurro era da tempo il primo nome sulla lista di Galliani e Berlusconi per la panchina rossonera. L’approdo scontato al Chelsea fa saltare per aria i piani. Ed è la seconda volta consecutiva, visto che la scorsa estate l’amministratore delegato del Milan cercò di strappare Conte alla Federcalcio dell’amico Tavecchio. Il problema dell’allenatore salentino è diventato inevitabilmente l’ingaggio: coi londinesi di Abramovic non è facile concorrere. E così via ad un nuovo giro.

Se diamo per scontato (com’è nei fatti) l’addio di Sinisa Mihajlovic a fine stagione, ecco che bisogna trovare il nuovo allenatore del Milan. E i tifosi, che non gradiranno comunque l’ennesimo cambio, fanno bene a reclamare qualche nome in grado di durare. C’è sempre Roberto Donadoni che, allo stesso tempo, è nella rosa dei nomi per il futuro azzurro. E sullo sfondo rimane la suggestione di un terzo capitolo con Fabio Capello, già sondato da Berlusconi, ma anche lui finito nel mirino di Tavecchio per il dopo Conte. Oppure il giovane Eusebio Di Francesco. O, ancora, Unai Emery che per la terza estate di fila si ritroverebbe in mezzo al dibattito sul futuro rossonero. Senza dimenticare Vincenzo Montella, Cristian Brocchi e Marcello Lippi…

Tutto ciò non giova comunque all’ambiente, logorato da più di tre anni da continue voci su esoneri, rinnovamenti, rifondazioni e “mele marce”. Non è un caso il doppio grido d’allarme lanciato domenica scorsa da Ignazio Abate e Christian Abbiati, due che se parlano lo fanno con la testa. La finale di Coppa Italia rischia di diventare un “brodino” in attesa di nuovi bocconi amari.

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