CorSport, Rivera: “Quando giocavo ero felice. Oggi girano troppi soldi, ma ai giovani dico: divertitevi”

riveraL’ex campione e leggenda del Milan, Gianni Rivera, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, in cui ricorda i suoi primi passi nel mondo del calcio: passione, amore e sogno della sua vita.

Gli inizi: “A me è apparso sempre tutto normale. Giocavo, mi divertivo. Lavoravo anche, ma di questo me sono accorto in seguito. Conservo una memoria totale di quello che è accaduto nel calcio e mi riguarda”.

La prima gara in campionato, Alessandria-Inter 1-1: “Cominciano le vacanze di Pasqua e io torno da scuola un po’ in anticipo. Vado al campo ad allenarmi, come sempre. Pedroni mi incrocia e mi dice: cambiati, che questa volta giochi con noi. Lui era un caso straordinario anche per l’epoca, allenatore e giocatore insieme. Io vado nel mio solito spogliatoio, accanto a quello della prima squadra. Mi preparo e vado. Null’altro da segnalare”.

Ad Oriana Fallaci disse che il calcio è mestiere, non divertimento: “Ho imparato che è una cosa è quello che si dice e un’altra quella che passa come messaggio. Il calcio è anche un mestiere, ma è prima di tutto passione. E spero che continui ad esserlo anche oggi, in un altro mondo, nello sport travolto da improvviso benessere in cui si vince per guadagnare di più. Sponsorizzazioni, diritti televisivi, soldi a valanga. Io non ho niente in contrario purché chi gioca si continui a divertire. E se è effettivamente così bisogna chiederlo ai giovani di oggi. Io mi divertivo e non guadagnavo neanche male. Forse era meglio allora, ma è una mia opinione. Tutto dipende dalla testa, dall’intelligenza dei singoli”.

Prima partita, primo gol: “Si va in campo per segnare, è lo scopo del gioco no? La squadra deve vincere e si vince segnando. Quando arriva il gol significa che quello che dovevi fare sta venendo bene. Potevo riuscirci io, poteva toccare a un compagno, ci si può arrivare con un’autorete. E’ lo stesso. A quanto pare ero bravo a suggerire per gli altri. Ma sapevo che quando mi trovavo vicino alla porta dovevo provarci”.

In cosa il calcio odierno è superiore a quello passato:Nei soldi che girano, ovvio. Può anche essere usato bene, per qualcosa di utile, alcuni calciatori lo fanno. Per il resto, ha perso valore anche il numero 10, oggi anche il portiere può indossarlo”.

Ma Totti lo porta con orgoglio: “Uno come lui ha il diritto di scegliere da solo il momento di smettere. Io l’ho fatto prima che qualcuno cominciasse a darmi suggerimenti”.

Un consiglio per il Milan? “E’ stato un piacere. Grazie, a risentirci”.

 

 

 

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