Dov’è finito Mr. Bee?

Se la Thailandia non fosse troppo distante da Milano, il caso sarebbe già finito sulla scrivania di Federica Sciarelli. La domanda che riecheggia tra i tifosi del Milan resta sempre la stessa ormai da mesi: che fine ha fatto Mr. Bee Taechaubol? L’ultimo avvistamento tra Malpensa e Arcore risale ormai al 19 gennaio scorso. Poi il nulla, se non qualche comunicato ufficiale di Fininvest più che tutto di smentita a indiscrezioni e presunti scoop del quotidiano La Repubblica. Anche Silvio Berlusconi ne parla ormai poco, anzi nulla. Risultato: cresce la sensazione che la cessione del 48% del club sia tramontata.

Tra un mese scarso, tra l’altro, sarà passato esattamente un anno dal primo incontro “ufficiale” tra il patron rossonero e il broker thailandese. Ricorderete la celebre uscita dal Park Hyatt di Milano con tanto di fotografi, taccuini e televisioni. I due si lasciarono praticamente con un garbato “addio”. Poi, però, all’inizio di giugno la situazione si ribaltò improvvisamente, aprendo ad una imminente conclusione della trattativa. Sensazione certificata dal weekend di inizio agosto a Villa Certosa, in Sardegna. Insomma, sembrava fatta. Ma poi sono cominciati gli “approfondimenti tecnici”, i rinvii e tante (troppe secondo i tifosi) dichiarazioni di circostanza.

La preoccupazione dei supporters rossoneri non è tanto quella di non avere un ricambio a livello di management nella società quanto di arrivare all’estate con un mercato senza grandi capacità di spesa. I 480 milioni che Bee avrebbe dovuto portare nelle casse di Fininvest facevano sognare, aprendo anche alla possibilità di investire in top-player per puntellare la rosa. Ora si riparte da un bilancio in rosso, senza introiti europei per la mancata qualificazione alla Champions League e con tante incognite. Difficile in queste condizioni ipotizzare un mercato a cinque stelle, forse nemmeno quattro. Intanto, la caccia a Mr. Bee continua. Prima o poi una verità emergerà. La più probabile è che dietro alla “cordata” che doveva e dovrebbe garantire i fondi non ci siano reali garanzie, senza le quali Fininvest non firmerà alcun accordo di cessione. Insomma, “pagare moneta per vedere cammello”.

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